Mamma, fighter, campionessa di bodybuilding

GBB TALK LIVE 26

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Licia Golinelli

Intervistatore per garebodybuilding.it:

Matteo Picchi

Ospite di GBB Talk:

Licia Golinelli

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Il testo sopra riportato è un estratto sintetico della puntata pubblicata su Youtube che vi consigliamo di andar a vedere per approfondire ogni aspetto discusso con i nostri ospiti. Potete trovare la live anche in formato audio su Spotify!

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Benvenuti su garebodybuilding.it, il portale dedicato agli appassionati di bodybuilding agonistico. Oggi abbiamo il piacere di presentare un’intervista esclusiva con un atleta di spicco nel panorama del bodybuilding italiano: Licia Golinelli. L’intervista è condotta da Matteo Picchi, un preparatore e atleta con anni di esperienza nel settore. In questa conversazione, esploreremo le sfide, le vittorie e le strategie che hanno caratterizzato il percorso agonistico.

Matteo Picchi: Buonasera Licia, grazie per essere qui con noi questa sera. Sarà una bella chiacchierata per esplorare tante sfaccettature molto vicine al bodybuilding e all’ambito competitivo. Tu hai un passato sportivo molto ricco, mentre io mi sono dedicato direttamente alla palestra. Ci racconti un po’ i tuoi trascorsi sportivi e come sei arrivata al bodybuilding?

Licia Golinelli: Buonasera Matteo. Il mio percorso sportivo è iniziato prestissimo, all’età di 6 anni, e credo di non averlo mai interrotto. Ho spaziato tra tantissime discipline diverse e penso che questa sia stata una carta vincente, perché mi ha permesso di sviluppare una straordinaria consapevolezza del mio corpo. Sono passata dalla ginnastica artistica alla pallavolo, al tennis, fino ad approdare a 17 anni agli sport da combattimento. Ho iniziato con la kickboxing, diventando campionessa italiana nel 2006, e poi campionessa di grappling nel 2008. In quell’anno credo di essere stata tra le prime donne italiane a fare un match di MMA, che allora era ancora una disciplina poco conosciuta.

Questi sport mi hanno davvero forgiato a livello mentale. Credo sia grazie a loro se oggi affronto le sfide in maniera diversa. Nel 2010 ho affrontato una sfida completamente diversa: ho avuto i miei figli, che sono tre gemelli. Per due anni mi sono dedicata totalmente a loro, trascurando un po’ il mondo dello sport che è sempre stata la mia più grande passione. Dopo quei primi due anni però, questa passione è riemersa prepotentemente.

Ho ripreso con gli sport da combattimento, anche perché insegnavo kickboxing. Ancora oggi tengo lezioni, perché la gente mi conosce per quello e non posso rinnegare le mie origini. Successivamente ho praticato powerlifting, una volta deciso di smettere con gli sport da combattimento. In realtà dopo la nascita dei miei figli ho fatto ancora qualche incontro, ma sentivo di salire sul ring in maniera diversa, con una mentalità diversa. La testa era a casa e io ho sempre detto ai miei allievi: se sali sul ring con la paura di farti male, ti fai male. Quindi quando ho iniziato a percepire questa sensazione ho deciso di smettere.

Mi sono dedicata al powerlifting, sono diventata istruttrice, ho gareggiato e poi sono passata al bodybuilding nel periodo COVID-19, quindi non tantissimo tempo fa. In realtà è stata una sorta di ribellione: stavo preparando quella che avevo detto sarebbe stata la mia ultima gara di powerlifting, ma è saltata poco prima a causa del COVID. Mi è sembrato di aver buttato via un anno di preparazione e sacrifici. Ho avuto proprio un rigetto, non volevo più gareggiare. È lì che ho contattato il mio attuale preparatore, Giacomo Goldoni, che già da tempo voleva farmi avvicinare al mondo del bodybuilding. Io l’avevo sempre un po’ snobbato, ma in preda allo sconforto gli chiesi di prepararmi una scheda perché non volevo più toccare il bilanciere, volevo solo fare palestra. E così è nato questo amore per il bodybuilding che credo mi abbia trasmesso in particolare lui.

Matteo Picchi: Una carriera sportiva davvero ricca e variegata. Giacomo ha evidentemente riconosciuto in te quel potenziale fisico, mentre per quanto riguarda il mindset e l’approccio allo sport e all’allenamento, eri già ben rodata. Come è stato l’approccio con il bodybuilding per quanto riguarda la preparazione? Lo aspettavi più o meno duro e impegnativo?

Licia Golinelli: Quando ho iniziato ad allenarmi, l’ultimo pensiero che avevo era quello di salire su un palco. Sono sincera. Chi mi ha spronato a farlo è stato, oltre ovviamente a Giacomo, mio marito. Mi ha detto: “Hai sempre fatto tutto al meglio, è un’altra esperienza che secondo me riuscirai ad affrontare tranquillamente, perché non provare?”. Quindi in realtà ho iniziato con l’idea di farmi semplicemente un’esperienza nuova, senza grandi aspettative o obiettivi.

Ho iniziato così la prima preparazione un anno fa ed è stata durissima. È stata dura perché, anche se negli sport da combattimento si fa il taglio del peso, è una preparazione molto più breve. Per quanto riguarda il bodybuilding, come tu ben sai, è una preparazione lunghissima, fatta soprattutto a tavola. Per quanto riguarda l’allenamento, Matteo, io adoro allenarmi, è la mia vita, è il mio lavoro e io vivrei in palestra. Ma a tavola è veramente un sacrificio enorme e lungo, che bisogna imparare ad affrontare.

Il primo anno, sono sincera, è stata dura anche perché, come ho detto prima, ho tre figli che devono mangiare. Ovviamente cucinavo per loro ed era difficile resistere. La mia dispensa per un anno non l’ho aperta perché se l’aprivo mi sentivo morire. Però quando decido di fare una cosa, e l’ho dimostrato negli anni, vado dritta per la mia strada. Decido di farla e la voglio fare al meglio delle mie potenzialità e possibilità. Quindi il primo anno sì, è stata dura, ma fattibile. Perché comunque io sono sempre quella che dice “volere è potere”. Se l’ho fatto io con tre figli a 44 anni, per me se una persona lo vuole, lo può fare.

Quest’anno ovviamente ero più pronta a quello che mi aspettava, quindi sono sincera, me la sono vissuta in maniera molto più serena. I risultati sono stati ottimi, le gare che ho fatto sono andate molto bene, e in realtà le soddisfazioni hanno compensato ampiamente i sacrifici. A casa i miei figli ormai sono abituati, io tra l’altro quando sono in preparazione faccio tantissimi dolci e loro sono molto contenti. Mi dà soddisfazione e poi loro sono veramente i miei sostenitori più grandi, insieme a mio marito e alla mia famiglia. Credo che questa cosa sia molto importante in questo sport: avere persone che capiscono, ti sostengono e accettano anche uno stile di vita veramente impegnativo in certi momenti.

Matteo Picchi: Sicuramente il supporto familiare è fondamentale. Passiamo ora al momento del palco. Com’è stata l’esperienza avendo tu comunque un background in altre discipline sportive? Ti sei trovata subito a tuo agio?

Licia Golinelli: Il primo giorno che ho fatto posing ho pensato “non posso fare queste cose, non fanno per me”. In realtà mi ci sono dedicata e per questo ringrazio tanto anche Agnes Belli che mi ha seguito nel posing e mi ha portato per mano. Però sono sincera Matteo, ovviamente l’emozione di salire sul palco è sempre enorme, ma io mi sento proprio il fuoco dentro quando salgo sul palco, come sul ring o in una corsa. Mi sento proprio… uno spirito competitivo pazzesco, competitivo sano, perché se vinco sono molto felice, se perdo con due persone più brave di me, sono altrettanto felice e non sono una che si è mai lamentata se ritiene che la sconfitta sia meritata da qualcun altro. Però salgo sempre con l’idea di vincere.

Quindi sì, salire lì sopra è stata un’emozione fortissima, ma nello stesso tempo mi ha dato veramente tanto. Sorpassata l’emozione dei primi passi, intanto sui tacchi che io non porto mai, e vinto il terrore di cadere o inciampare, dopo è proprio come un’esplosione di emozioni che in realtà sono tutte molto positive. Quando salgo sul palco sì, l’emozione c’è ma è un’emozione proprio piacevole. Mi brucia dentro proprio questo fuoco.

Matteo Picchi: Bellissima questa cosa di avere appoggio in famiglia. Sappiamo tutti quanto è impegnativo il bodybuilding perché non ti richiede soltanto quei tre, quattro, cinque, sei allenamenti settimanali, ma va ben oltre. È una disciplina che ti accompagna tutto il giorno, che ti richiede tanta attenzione sotto il punto di vista alimentare. Com’è stata e com’è la tua esperienza da mamma sportiva?

Licia Golinelli: Oltre all’ambito familiare, io ho un lavoro che mi porta via tantissimo tempo, quindi a volte ho avuto anche paura di togliere alla mia famiglia, sono sincera. In realtà invece oggi ti dico che, a prescindere dal fatto che io da sportiva e amante dello sport sono dell’opinione che se uno vuole il tempo si trova, si incastra, trova il modo per fare le cose. È più difficile trovare la voglia secondo me, perché il tempo se uno vuole lo trova. Se lo trovo io con un’attività e tre bambini a casa, credo che lo possa trovare chiunque.

Il fatto di avere paura di togliere alla mia famiglia, che probabilmente è la paura di tante mamme che si precludono lo sport proprio per questo, io ritengo che sia fondamentale per una donna e per un uomo anche, ma ora stiamo parlando appunto di donne mamme, ritagliarsi del tempo per se stesse. Come dice mio marito “moglie felice, famiglia felice”, quindi ritagliarsi tempo per se stesse, dedicarsi, curarsi è una cosa fondamentale che ti dà tanto anche poi a livello familiare e di serenità.

Io e i miei figli abbiamo spesso discusso di questo e da sola mi lodo nel dirti che ho fatto capire a loro quanto sia importante lo sport, quanto sia importante al di là dello sport avere nella vita un obiettivo, un’ambizione, e penso che questo insegnamento nella vita gli servirà tantissimo. I sacrifici che mi hanno visto fare, cercando comunque sempre di dedicarmi anche a loro, credo che un domani gli torneranno come un grande insegnamento. Questo è quello che penso e spero di aver trasmesso.

Matteo Picchi: Effettivamente, a parte gli innumerevoli benefici dell’attività fisica, c’è anche quel benessere mentale che ti porta. Purtroppo la nostra vita è abbastanza frenetica, si tende ad accumulare tanto stress e poi purtroppo ci si sfoga solo con le persone a noi vicine. Invece l’allenamento, la palestra, l’attività fisica, sono veramente un bel balsamo sotto questo punto di vista. Danno tanto a noi, ma danno tanto anche alle persone che ci stanno vicine.

Licia Golinelli: Sì, esattamente. Sono dell’idea che soprattutto con la famiglia non è importante quanto tu dedichi tempo alla famiglia, ma il come glielo dedichi. E se tu fuori da casa hai sfogato lo stress andando in palestra, anche se dedichi un’ora in meno alla tua famiglia, ma la dedichi in modo qualitativo, vale molto di più di un’ora in più, magari riversando su di loro invece stress e nervosismo.

Matteo Picchi: Assolutamente d’accordo. Passiamo ora alle federazioni. Hai esordito nel Grand Prix e poi il percorso è continuato nella CIBB. Ci parli un po’ di queste due federazioni inerenti logicamente a quella che è la tua categoria?

Licia Golinelli: Io gareggio nella categoria Shape. Le caratteristiche della Shape devono essere, appunto come dice la parola stessa, forma, una qualità muscolare visibile, mantenendo pur sempre femminilità, non volumi eccessivi, ma sicuramente una qualità alta e un tiraggio. Nelle due federazioni le differenze sostanziali sono, innanzitutto in WABBA si gareggia per altezza. Quindi c’è la possibilità di fare la meno 163 cm e la più 163 cm. Quindi comunque tu gareggi sempre con atlete di pari altezza. Mentre in CIBB è una categoria unica.

Un’altra differenza sostanziale è nel posing perché in WABBA hai le quattro pose di routine: frontale, laterale, back e l’altra laterale, mentre in CIBB ci sono anche le pose muscolari. Quindi sono anche due preparazioni leggermente diverse per il posing, che io lo ritengo parte della preparazione. Per il resto le ritengo due buonissime federazioni, mi sono trovata bene in entrambe.

Adesso ho concluso la mia stagione estiva con la CIBB, dove ho avuto un super successo che era l’obiettivo forse più grande che avevo, forse anche contro ogni aspettativa. Però mi sono trovata molto bene anche in WABBA, ho gareggiato a Rimini Wellness quindi è stata una gara bellissima, la location è fantastica e l’atmosfera è fantastica, è proprio il regno dello sport, quindi quella è una gara che io ritengo sempre molto bella da fare anche proprio come clima.

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Matteo Picchi: Hai ottenuto la Pro Card. Ci parli un po’ di come si fa a ottenerla in questa federazione? Qual è l’iter?

Licia Golinelli: Intanto la CIBB è una federazione sotto quel punto di vista abbastanza elastica nel senso che riconoscono anche le Pro Card di altre federazioni, e non è poco. Io l’ho ottenuta il 30 giugno a Firenze ed era, sono sincera, l’obiettivo che mi ero già prefissata l’anno scorso, ma come ti ho detto prima la preparazione si è interrotta a metà e non sono riuscita a fare questa gara. Ho avuto un senso di pentimento tutto l’inverno e quest’anno l’avrei voluta fare a costo di stare a morire a tavola a guardare gli altri mangiare.

L’obiettivo era quello di vincere la Pro Card e nella gara ovviamente vinceva il primo classificato, quindi qualitativamente doveva essere al top. Io sono voluta arrivare veramente nella forma migliore nella quale potevo arrivare e credo comunque di aver portato una bellissima forma grazie alla preparazione, grazie a Giacomo e anche alla forza di volontà che ho avuto.

Poi la cosa più bella di questa gara è stata che subito dopo si gareggiava nel Pro Show con atleti che erano già professionisti. Parliamo a distanza di minuti, perché io ho vinto la mia Pro Card, ho vinto il titolo e mi hanno detto: “Appoggia la coppa, appoggia la Pro Card e rimani sul palco”. È stata un’esperienza fotonica perché sono salita con le professioniste che seguivo su Instagram, atlete che io tra l’altro stimo tantissimo e senza proprio aspettative. Ero in un angolo e posavo, ma posavo con la testa un po’ tra le nuvole perché il mio obiettivo era stato raggiunto: vincere la Pro Card e il titolo della World Cup.

Quando sono stata spostata in mezzo mi sono alzate le antenne. Quando mi hanno messo in mezzo a quelle che io comunque ritenevo delle grandi atlete ho detto “bene, adesso devo tirare fuori tutto quello che posso fare”. E quando è stata l’ora della classifica, siamo arrivati nelle prime tre postazioni e non mi avevano ancora chiamato, ho pensato “cavolo, sono sul podio”, e invece sul podio c’ero ma ero prima! Le mie compagne di squadra mi chiamano “la donna di ghiaccio”, perché dicono che la mia faccia è sempre molto serena, che vinca o che perda. Ma in quella gara quando mi hanno detto “prima classificata” mi sono commossa e ho fatto commuovere tutti perché nessuno mi aveva mai visto così. In quel momento, ripensando ai sacrifici fatti, ho proprio pensato “ce l’ho fatta, i miei sacrifici sono stati ripagati”. Lo volevo tanto e ci sono arrivata, quindi è stata veramente una soddisfazione bellissima, una sensazione stupenda.

Matteo Picchi: Un tripudio di emozioni, soprattutto nella gara Pro inaspettata. C’è sempre il fattore psicologico quando vedi le atlete che segui sui social che ti appaiono enormi, sia per il fatto che magari le hai seguite da tanto tempo e adesso le vedi concretamente, ma non solo: hai il modo anche di confrontarti con loro. Ci sono effettivamente grandi differenze sotto il punto di vista fisico tra amatori e professionisti?

Licia Golinelli: Sì, ovviamente quando arrivi lì sei un pochino all’apice della tua forma fisica, quindi è ovvio che gli amatori non è che abbiano qualcosa in meno, hanno semplicemente ancora un po’ di strada da fare. Ecco, io ritengo questo, cioè non è che il professionista sia superiore, perché ci può arrivare tranquillamente un amatore come io ero amatore e sono diventata professionista. Sono solo step che uno deve fare, quindi è ovvio che inizialmente ci si confronti con amatori come si è quando uno si approccia a queste discipline che sono difficili, che tante volte hanno bisogno anche di un lavoro proprio per capire quale condizione migliore portare sul palco.

Dopo sì, una volta che si diventa professionisti, ovviamente le cose cambiano. Da lì si spinge sempre oltre a livello di miglioramento, il percorso è uguale, solo è sempre in salita. Ecco, penso che sia questa la differenza e poi ovviamente diventando pro uno si sente anche di avere un po’ più coraggio a provare ad andare all’estero, per esempio, cosa che io spero di fare quest’anno a novembre e cosa che magari l’anno scorso mai avrei pensato di fare.

Penso che la differenza sia un pochino quella, ti senti un po’ più… perché in realtà poi, ma come tu, se hai gareggiato anche tu lo saprai, io vedo sempre le altre più grosse quando salgo, quando sono nel backstage. Io non sono una che si fa influenzare nel senso che dico sempre “io ho portato il meglio che potevo portare poi lì sopra si vedrà” però quando ti guardi intorno e guardi le altre sembrano più grandi di te.

Matteo Picchi: La testa fa brutti scherzi, assolutamente. E poi pensa tu, c’è anche chi scende dal palco e si arrabbia perché non ha raggiunto la posizione che voleva, dicendo “ero meglio degli altri”. Quello un po’ lo invidio perché io mi sono sempre sentito l’ultimo degli ultimi nei vari backstage, è difficile essere obiettivi.

Licia Golinelli: E però forse sentirsi come ci sentiamo noi dà più soddisfazione poi quando in realtà si vince, perché comunque magari non te l’aspetti.

Matteo Picchi: Assolutamente sì, poi alla fine o in un senso o nell’altro è veramente molto difficile essere obiettivo in quel frangente perché non sei tra il pubblico, sei sul palco quindi non hai modo di vedere il tutto dall’esterno, tu lo vedi in prima persona e di conseguenza sei anche fortemente influenzato da quello che è il tuo pensiero in relazione a quello che sta accadendo. In questo momento, tu sei in preparazione per le gare di fine anno, relazionandoti con quello che è per l’appunto un circuito professionistico. Ti sta mettendo di più alla prova questo percorso? Hai cambiato qualcosa magari in te a livello di consapevolezza che rende tutto più semplice?

Licia Golinelli: In realtà io l’ho vissuto fin dall’inizio sempre puntando la salita, puntando la vetta. Come ti ho detto prima, l’anno scorso è stata dura ma quest’anno meno, non perché ho fatto meno ma perché dopo diventa proprio uno stile di vita. Quindi non l’ho più vissuto continuamente pensando alla rinuncia, ma pensando che tu hai un obiettivo. Comunque mangi, bevi come tutti, non è che non mangi niente, noi mangiamo e beviamo tranquillamente, siamo umani. Sono anche una che va fuori a cena, per esempio. I miei amici inizialmente non mi chiamavano più a mangiare perché pensavano “tanto tu non mangi”, non è vero.

In realtà, a parte il periodo molto vicino alla gara dove magari, ecco, devi avere qualche accortezza in più a livello alimentare, cioè mangi le tue cose, io sono una che se va fuori tutti mangiano una pizza che io adoro ma non posso mangiarla, non mi dà fastidio. L’anno scorso forse sì, ma quest’anno non provo rabbia, non vorrei ammazzarli. Io mangio le mie cose, sono cose che comunque mangiavo anche prima, mangio carne, pesce, verdura, cose umane, non cose che non abbiamo mai mangiato.

Quindi devo dirti la verità, adesso ho un obiettivo, è diventato proprio uno stile di vita, ovviamente un po’ più impegnativo che potersi concedere qualsiasi cosa. Adesso fino a metà agosto mangio bene, mangio in maniera comunque pulita però se una sera vado fuori a cena e mi voglio mangiare un gelato, me lo mangio, non è questo il dramma. Poi dopo quando ci si avvicinerà il periodo gare io sono veramente un samurai. Mentre adesso mi lascio un po’ influenzare, se voglio qualcosa non lo mangio, ma se so che dal giorno tot ci mancano tot mesi e dobbiamo rientrare esattamente nei ranghi io dopo sono una che veramente chiude le serrande e non si fa più coinvolgere da niente, sono veramente con il paraocchi.

Matteo Picchi: C’è sempre quel fraintendimento, “Non puoi”, no? Ma non voglio proprio, mi voglio vivere la disciplina per quello che è, quindi ci sono magari dei momenti in cui si è più tranquilli, ecco, sotto ogni punto di vista, altri in cui ci si concentra perché si vuole. Il problema è che non puoi mangiare la pizza, non voglio proprio, perché voglio vedere anche la preparazione nei suoi aspetti più spigolosi, arrivare alla fine e dire veramente ho dato tutto perché altrimenti non lo farei. Alla fine c’è anche la possibilità di allenarsi ed essere in una forma splendida senza competere, però momenti qui si compete ed è bello arrivare alla fine e dire “ho dato tutto”.

Licia Golinelli: Esatto. Non è una prescrizione, è un volerlo. Mi rendo conto, ma perché ero così anch’io, che c’è una visione molto distorta anche del bodybuilding, soprattutto del femminile, da chi non c’è vicino e non lo conosce. Quindi da un lato non mi sento nemmeno di demonizzare queste persone perché mi rendo conto a volte parlandoci che mi dicono “ma non sei mica così grossa”, e io dico “ma come no?”. Perché in realtà loro si immaginano la bodybuilder gigante come si vede magari nei video di… in realtà anche lì ci sono mille categorie ma poi spiegarlo non è facile.

È anche proprio la vita del bodybuilder vista da fuori. Ma io stessa prima di iniziarla pensavo così, io dicevo no, sono dei fuori di testa, non mangiano, non bevono… In realtà se ci pensi in tutti gli sport ci sono dei sacrifici, che siano alimentari, siano di allenamento, che siano… non c’è uno sport facile da fare a livello agonistico, tutti gli sport sono… se uno vuole arrivare si deve applicare, ognuno con ovviamente le sue restrizioni o i suoi obblighi.

E poi tante volte mi dico “ma che gusto c’è a salire su un palco e far vedere i muscoli” oppure quando facevo kickboxing mi dicevano “ma che gusto c’è a salire su un ring e prendersi delle botte”. Io dicevo “ma nel calcio che gusto c’è a rincorrere una palla”. Cioè non è una cosa… voglio dire ognuno ha i suoi obiettivi e le sue passioni, quindi io ritengo ad oggi di rispettare tutti gli sport. Come dico, i miei figli fanno calcio, io non amo particolarmente il calcio ma in realtà li vado a vedere, mi appassiono perché comunque è uno sport, a loro piace ed è giusto che lo amino se è quello che li fa stare bene. Come loro sostengono me nel mio sport, io anche se il calcio non è tra i miei sport preferiti, li sostengo tantissimo e credo sia giusto così.

Matteo Picchi: Forse con il tempo praticando, tu hai un’esperienza infinita sotto questo punto di vista, ci si scende un po’ dalla tipologia di sport e si comincia ad apprezzare quella che è la passione che ci si mette, che si mette in ciò che si fa. È quella che uno apprezza, quando qualcosa lo fai con impegno. Io non apprezzo necessariamente il bodybuilder se vedo che fa tutto e si lamenta, è tedioso. Magari apprezzo chi fa danza classica, tanto impegno ci mette, tanta dedizione, perché riconosco quella. Poi per carità il nostro settore è un po’ particolare nell’ambito femminile, ancora di più perché ci sono tanti luoghi comuni, leggende metropolitane. Non credo si estingueranno se non con tanto impegno da parte di chi pratica con raziocinio e con quell’apertura mentale che in un certo senso molto spesso manca proprio tra i praticanti e sono loro che contribuiscono a non far estinguere queste leggende.

Licia, arriviamo alle tre domande di rito che facciamo praticamente a ognuno dei nostri ospiti. La prima: un atleta che ha ispirato il tuo percorso, che ti ha resa l’atleta che sei. A questo punto mi permetto di dire a 360 gradi, non necessariamente un bodybuilder visti i tuoi trascorsi.

Licia Golinelli: Yuliia Shykula, che è una Body Fitness che seguo da tempo e che mi piace tantissimo e dalla quale ho inizialmente preso spunto anche nel posing perché ovviamente non conoscendolo all’inizio guardavo i suoi video. Lei è enorme, era bellissima, ha una femminilità per me pazzesca e quindi è sicuramente una delle prime atlete che mi hanno ispirato.

Matteo Picchi: Perfetto. Seconda domanda: una cosa che hai imparato, una cosa che ti ha trasmesso il bodybuilding, il fulcro magari cercando di riassumere tutto in una o due parole per poi argomentare con calma. Cosa ti ha dato il bodybuilding? La lezione più grande.

Licia Golinelli: Beh, l’abbiamo detto prima, Matteo, sicuramente il “volere è potere”. Quella è la lezione più grande: se uno vuole e fortemente vuole una cosa, anche quello che ti sembra difficilissimo si può fare.

Matteo Picchi: È una disciplina che io definisco sempre meritocratica, nel senso che più ti impegni, più avrai. Non in proporzione, dai 10 ricevi 10, non nell’ambito agonistico, perché lì ti puoi impegnare tanto, magari arriva quel fenomeno che prende tutto alla leggera e vince tutto perché madre natura l’ha ricompensato, però anche in quel caso, chissà quanto potrebbe ottenere. È una bella palestra di vita probabilmente, diciamo così. E per finire, un brano musicale che magari ti ha accompagnato nel backstage, negli allenamenti, sul palco, un brano particolare sempre in relazione alla disciplina.

Licia Golinelli: “My Immortal” degli Evanescence. È una canzone che metto sempre quando faccio posing, mi riempie proprio, nonostante sia una canzone fondamentalmente tragica, triste, ma in realtà quando poso mi ispira tantissimo.

Matteo Picchi: Fantastico. È stata una chiacchierata molto piacevole che mi auguro abbia trasmesso tanto a 360 gradi, perché il bodybuilder generalmente è raffigurato come quello che non sa fare altro. Quando invece qui abbiamo un atleta a 360 gradi, abbiamo una mamma, abbiamo una appassionata, una campionessa e così via. Un po’ come dovrebbe essere vissuto lo sport e la vita con questo mantra. Quindi, Licia grazie, è stata una bellissima chiacchierata.

Licia Golinelli: Grazie a voi.

Alessandro Steffan: Vorrei chiedere una cosa visto proprio l’esperienza di tanti anni di tanti sport che hai fatto nella tua carriera. Qual è stata la difficoltà più grande a livello sportivo che hai affrontato in tutta la tua carriera? E come ti ha aiutato veramente a proseguire, che non ti ha fermato e anzi ti ha dato una marcia in più?

Licia Golinelli: La difficoltà più grande e anche la gioia più grande è stata quando ho avuto i miei figli perché avevo il terrore di non poter più raggiungere gli obiettivi che avrei voluto raggiungere, sono sincera. Quindi è stata una lavatrice di emozioni perché era una gioia pazzesca e nello stesso tempo un terrore enorme, soprattutto quando ho saputo che erano tre, di non poter più essere un’atleta. Quello che mi ha dato la forza di continuare, di arrivare dove sono arrivata, è stata invece la forza di volontà che ci ho messo. Ho usato questa gioia per andare oltre e capire che invece organizzandosi si riusciva a fare tutto. Forse la difficoltà più grande è stata quella. In ambito sportivo ogni giorno è una difficoltà e ce ne sono state mille momenti anche di sconforto, però forse quello che più mi ha messo alla prova è stato quello. Mi ha messo alla prova, ma nello stesso tempo mi ha arricchito, c’è stato un valore aggiunto poi in realtà.

Alessandro Steffan: Assolutamente. La mia domanda era proprio per questo motivo, nel senso che sentiamo pareri di atleti che hanno principalmente l’esperienza del bodybuilding e parliamo di questo, però tante volte, soprattutto da persone come te che hanno una carriera sportiva molto lunga e molto varia, è bene sapere anche dei punti di forza che possono aiutare. Perché come te tanti altri atleti sono genitori, hanno una famiglia e via dicendo, quindi era anche, visto che lo hai menzionato, per ricordare l’importanza di questo, della famiglia, dei figli e che non è quello il motivo per cui uno si deve fermare. Ma uno sportivo rimane sempre tale a prescindere, anzi può essere un valore aggiunto a quello che hai appena detto e quindi ti ringrazio per aver confermato una cosa che credo anch’io e che sostengo da tanto tempo.

Licia Golinelli: Assolutamente d’accordo. È stato un super piacere partecipare a questa chiacchierata.

Matteo Picchi: Ringraziamo tutti. Ci vedremo sicuramente su uno dei prossimi eventi sportivi.

Alessandro Steffan: Buonanotte e grazie ancora.

Il testo sopra riportato è un estratto sintetico della puntata pubblicata su Youtube che vi consigliamo di andar a vedere per approfondire ogni aspetto discusso con i nostri ospiti. Potete trovare la live anche in formato audio su Spotify!

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Oltre alle esperienze e alle storie condivise dagli atleti, vogliamo fornire ai nostri lettori alcuni consigli pratici  che possono fare la differenza nella preparazione e partecipazione alle gare di bodybuilding. Ecco cinque suggerimenti fondamentali per chiunque si stia avvicinando a questo mondo competitivo.

  1. Sviluppare una mentalità resiliente: Come ha dimostrato Licia Golinelli passando dagli sport da combattimento al bodybuilding, la capacità di adattarsi e superare le sfide è fondamentale. Coltivate una mentalità che vi permetta di affrontare i momenti difficili della preparazione e della gara stessa. Utilizzate tecniche di visualizzazione e affermazioni positive per rimanere concentrati sull’obiettivo, anche quando la dieta e l’allenamento diventano particolarmente impegnativi.
  2. Ottimizzare il posing come parte integrante della preparazione: Licia ha sottolineato l’importanza del posing, considerandolo parte fondamentale della preparazione. Dedicate tempo regolare alla pratica del posing, non solo nelle settimane prima della gara. Incorporate sessioni di posing nei vostri allenamenti, utilizzando specchi e video per perfezionare la vostra presentazione. Considerate di lavorare con un coach specializzato in posing per migliorare la vostra presenza scenica e mettere in risalto i vostri punti di forza.
  3. Bilanciare vita familiare e preparazione agonistica: L’esperienza di Licia come madre di tre gemelli dimostra che è possibile conciliare famiglia e bodybuilding competitivo. Pianificate attentamente i vostri impegni, coinvolgete la famiglia nella vostra preparazione e siate flessibili quando necessario. Create momenti di qualità con i vostri cari, anche durante la fase più intensa della preparazione. Questo vi aiuterà a mantenere un equilibrio mentale ed emotivo fondamentale per il successo a lungo termine.
  4. Approcciare le gare pro con la giusta mentalità: Il passaggio da atleta amatoriale a professionista può essere intimidatorio. Come ha fatto Licia nella sua prima gara pro, affrontate queste competizioni con un mix di rispetto per gli altri atleti e fiducia nelle vostre capacità. Preparatevi mentalmente a competere con atleti che ammirate, ma non lasciatevi sopraffare. Concentratevi sul portare la vostra migliore forma e prestazione, indipendentemente dalla concorrenza.
  5. Utilizzare la musica come strumento di preparazione mentale: L’uso della musica da parte di Licia durante il posing dimostra il potere della musica nella preparazione mentale. Sperimentate con diverse tracce durante l’allenamento e il posing per trovare quelle che vi ispirano e vi mettono nel giusto stato d’animo. Create playlist specifiche per diverse fasi della preparazione e per il giorno della gara. La musica giusta può aiutarvi a entrare nello stato mentale ottimale per la performance e a gestire lo stress pre-gara.

Questi consigli, combinati con la dedizione e la passione, possono aiutare ogni atleta a migliorare la propria preparazione e a raggiungere i propri obiettivi nelle competizioni di bodybuilding. Continuate a seguirci su garebodybuilding.it per altre interviste, consigli e storie di successo nel mondo del bodybuilding.