La nuova generazione di campioni
Intervistatore di garebodybuilding.it è Matteo Picchi
Ospite dell’episodio: Giuseppe Orlandi
GBB TALK LIVE 20
Giuseppe Orlandi
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Matteo Picchi: Buonasera a tutti amici di Gare Bodybuilding, eccoci al nostro appuntamento consueto del mercoledì. Oggi con noi c’è un ospite speciale, un atleta che sta facendo parlare molto di sé nel mondo del bodybuilding natural e stà entrando di diritto nella nuova generazione di campioni. Sto parlando di Giuseppe Orlandi, fresco vincitore dell’europeo INBB nella categoria Men’s Physique. Ciao Giuseppe, benvenuto!
Giuseppe Orlandi: Ciao Matteo, grazie mille per l’invito. È un piacere essere qui con te e con tutti gli ascoltatori di Gare Bodybuilding.
Matteo Picchi: Il piacere è tutto nostro. Prima di iniziare a parlare della tua vittoria all’europeo e dei tuoi piani futuri, vorrei fare un passo indietro e ripercorrere insieme a te il tuo percorso nel mondo del fitness. Ci racconti come hai iniziato ad allenarti e cosa ti ha spinto ad avvicinarti al bodybuilding agonistico?
Giuseppe Orlandi: Certo, molto volentieri. La mia storia credo sia simile a quella di molti altri ragazzi della mia età. Ho iniziato a fare sport da bambino, giocando a calcio. Ho continuato fino ai 17 anni, poi ho deciso di smettere. Sentivo il bisogno di fare qualcosa di diverso, di mettermi alla prova in un altro modo. Così, quasi per caso, mi sono iscritto in palestra. E lì è scattata la scintilla.
Ricordo ancora la sensazione che ho provato dopo il primo allenamento: ero distrutto, ma allo stesso tempo mi sentivo vivo, carico, pieno di energia. Da quel momento la palestra è diventata la mia seconda casa. Ci andavo tutti i giorni, non vedevo l’ora di allenarmi. Studiavo le schede, cercavo di capire come funzionava il mio corpo, come reagiva agli stimoli. È stata una scoperta continua.
Poi, pian piano, ho iniziato a notare i primi cambiamenti nel mio fisico. Ero più forte, più definito. E questo mi motivava ancora di più. Volevo vedere fin dove potevo spingermi, quali erano i miei limiti. È stato un processo graduale, non ho deciso dall’oggi al domani di diventare un bodybuilder. Ma ad un certo punto, dopo qualche anno di allenamenti costanti, ho sentito che era il momento di fare un passo in più.
Amici, compagni di palestra, anche alcuni preparatori mi dicevano che avevo il fisico giusto per gareggiare, soprattutto nella categoria Men’s Physique. Io però ero titubante, non mi sentivo ancora pronto. Temevo il giudizio degli altri, temevo di non essere all’altezza. Ma poi ho capito che quella era solo paura, e che l’unico modo per superarla era affrontarla.
Così, nel 2023, ho deciso di buttarmi. Ho iniziato a prepararmi per la mia prima gara, una selezione regionale a Brendola. È stata un’esperienza incredibile. L’adrenalina del palco, il supporto del pubblico, la competizione con gli altri atleti… Mi sono sentito subito a mio agio, come se quello fosse il mio posto. E da lì è iniziato tutto.
Matteo Picchi: Un percorso affascinante, che dimostra come la passione e la dedizione possano portare lontano. Ma c’è una cosa che mi incuriosisce: hai deciso di prepararti per le gare da solo, senza l’aiuto di un coach. Una scelta coraggiosa e per certi versi inusuale. Ci spieghi il perché di questa decisione?
Giuseppe Orlandi: Sì, è vero, non è una strada che molti scelgono di percorrere. Quando ho deciso di iniziare a gareggiare, mi sono posto subito il problema di come gestire la preparazione. Sapevo che affidarsi ad un coach esperto era la scelta più comune e forse anche la più saggia. Ma allo stesso tempo sentivo il bisogno di mettermi alla prova, di capire fino a che punto potevo arrivare contando solo sulle mie forze.
C’era anche una componente di curiosità, devo ammetterlo. Dopo anni di studio e sperimentazione su me stesso, ero curioso di vedere se sarei stato in grado di portare il mio fisico ad un livello agonistico. Era una sfida con me stesso, prima ancora che con gli altri.
Ovviamente non è stato facile, soprattutto all’inizio. Ho dovuto fare molta ricerca, leggere tanto, confrontarmi con atleti più esperti. Ho fatto errori, ho avuto momenti di sconforto. Ma ogni volta ho cercato di imparare qualcosa, di capire dove avevo sbagliato e come poter migliorare.
Un aiuto fondamentale in questo percorso è arrivato dai social. Può sembrare strano, ma Instagram e YouTube sono stati delle vere e proprie miniere di informazioni per me. Seguivo atleti e preparatori da tutto il mondo, studiavo i loro allenamenti, la loro alimentazione. Certo, c’è molto rumore di fondo sui social, molte informazioni poco accurate o addirittura fuorvianti. Ma se si impara a distinguere il grano dal loglio, si possono trovare veri e propri tesori di conoscenza.
Devo dire che questo approccio “fai da te” mi ha insegnato tantissimo. Non solo dal punto di vista tecnico, ma anche da quello mentale. Ho imparato a conoscere il mio corpo come mai prima d’ora, a capire i suoi segnali, le sue esigenze. Ho sviluppato una disciplina e una resilienza che non credevo di avere. E soprattutto ho capito che, con la giusta dedizione, posso raggiungere qualsiasi obiettivo mi ponga.
Sia chiaro, non sto dicendo che l’auto-gestione sia la strada giusta per tutti. Anzi, probabilmente per la maggior parte delle persone affidarsi ad un professionista è la scelta migliore. Ma nel mio caso, con la mia storia e la mia personalità, sentivo che era qualcosa che dovevo fare.
E i risultati mi hanno dato ragione. Certo, c’è ancora tantissimo da migliorare, non sono certo arrivato. Ma le vittorie che ho ottenuto fino ad ora, le ho ottenute soprattutto grazie al lavoro che ho fatto su me stesso, dentro e fuori dalla palestra.
Matteo Picchi: Un approccio sicuramente non convenzionale, ma che nel tuo caso ha portato a risultati straordinari. E a proposito di risultati, veniamo alla tua vittoria più recente e prestigiosa: il primo posto all’europeo INBB. Ce ne vuoi parlare? Cosa hai provato nel momento in cui hai capito di aver vinto?
Giuseppe Orlandi: L’europeo è stato il coronamento di un sogno, ma anche il punto di partenza per nuove sfide. Quando sono salito sul palco per la finale, ero gasatissimo. Sentivo di aver fatto un ottimo lavoro nella preparazione, sia dal punto di vista fisico che mentale. Ero in una condizione che non avevo mai raggiunto prima, mi sentivo potente, inarrestabile.
Durante le pose obbligatorie, cercavo di trasmettere tutta la mia energia, tutta la mia passione. Volevo che i giudici e il pubblico vedessero quanto ci credevo, quanto avevo lavorato per essere lì. E allo stesso tempo, cercavo di godermi ogni secondo di quell’esperienza unica.
Quando hanno annunciato il mio nome come vincitore, è stato un mix di emozioni indescrivibile. Gioia, orgoglio, incredulità… Ma soprattutto gratitudine. Gratitudine per tutte le persone che mi avevano sostenuto in quel percorso, per la mia famiglia, per i miei amici, per i miei follower sui social. Sentivo che quella vittoria non era solo mia, ma di tutti coloro che avevano creduto in me.
Ma dopo l’euforia iniziale, ho sentito subito un nuovo fuoco dentro. Avevo raggiunto un traguardo importante, ma sapevo che era solo l’inizio. C’erano ancora tante sfide da affrontare, tanti margini di miglioramento. L’europeo mi ha dato la conferma di essere sulla strada giusta, ma anche la spinta a fare ancora di più, a puntare ancora più in alto.
Matteo Picchi: E ora che hai vinto l’europeo, quali sono i tuoi piani per il futuro? Hai già in mente dei nuovi obiettivi da raggiungere?
Giuseppe Orlandi: Sicuramente l’obiettivo a lungo termine è quello di arrivare sul palco di Mister Olympia, il contest più prestigioso al mondo per il bodybuilding. So che è un traguardo ambitissimo e che la strada per arrivarci è ancora lunga e piena di ostacoli. Ma è un sogno che mi motiva ogni giorno a dare il massimo.
Nell’immediato futuro, invece, mi sto concentrando sulla crescita muscolare. Voglio migliorare alcuni punti del mio fisico che ritengo ancora deboli, come le gambe e le spalle. Sto studiando nuove strategie di allenamento e di alimentazione per ottimizzare l’ipertrofia, senza però trascurare la salute e il benessere generale.
Parallelamente, sto lavorando molto anche sull’aspetto posing e della presentazione sul palco. Credo che in una categoria come il Men’s Physique, dove le differenze di massa muscolare tra i top atleti sono spesso minime, saper valorizzare al massimo il proprio fisico con le pose e con la presenza scenica possa fare la differenza. Sto cercando di perfezionare le mie abilità espressive e comunicative, per trasmettere ancora più carisma ed energia nelle prossime gare.
Oltre agli obiettivi personali, poi, c’è anche un grande desiderio di condividere la mia passione e le mie conoscenze con altri. Voglio essere d’ispirazione per tanti ragazzi e ragazze che, come me, amano il bodybuilding e vogliono migliorare sé stessi attraverso questa disciplina. Sia sui social che dal vivo, il mio obiettivo è quello di diffondere un approccio sano e consapevole al fitness, fatto di costanza, dedizione e amore per il proprio corpo e la propria mente.
E chissà, magari in futuro mi piacerebbe anche allenare altri atleti, mettere la mia esperienza al servizio di chi ha il mio stesso fuoco dentro e vuole realizzare i propri sogni sul palco. Ma per quello c’è ancora tempo, ora voglio concentrarmi al 100% sulla mia crescita come atleta e come persona.
Matteo Picchi: Parlando di ispirazione, chi sono gli atleti o le figure che ti hanno ispirato di più nel tuo percorso? C’è qualcuno a cui ti sei particolarmente ispirato o che consideri un modello?
Giuseppe Orlandi: Ce ne sono tanti, ognuno mi ha insegnato qualcosa di diverso. Se devo fare un nome su tutti, direi Jeremy Buendia. Per me è il prototipo del perfetto Men’s Physique: esteticamente impeccabile, simmetrico, proporzionato. Ma oltre al fisico, ammiro molto anche la sua mentalità, la sua dedizione maniacale al miglioramento costante. È uno che non si accontenta mai, che cerca sempre di alzare l’asticella. E questa per me è la vera essenza del bodybuilding.
Ma ci sono anche tante altre figure che mi hanno ispirato, magari meno conosciute ma non per questo meno importanti. Penso ad esempio a Enrico Pitti Ruti, che è stato il primo a credere davvero nel mio potenziale e a spingermi a gareggiare. O a tutti i ragazzi e le ragazze che seguo sui social, che ogni giorno condividono la loro passione e i loro progressi, affrontando sfide e sacrifici con il sorriso. Sono loro il vero motore di questo movimento, e vedere la loro dedizione mi dà una carica incredibile.
E poi, ovviamente, ci sono i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto in questo percorso, anche se magari all’inizio non capivano bene cosa stessi facendo o perché lo stessi facendo. Il loro appoggio incondizionato è stato fondamentale, soprattutto nei momenti di difficoltà. Senza di loro, probabilmente non sarei qui oggi a raccontare questa storia.
Matteo Picchi: Già, il supporto delle persone care è davvero fondamentale in un percorso così impegnativo e totalizzante come quello di un bodybuilder. E a proposito di sacrifici e difficoltà, qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare fino ad ora nel tuo cammino nel mondo del bodybuilding?
Giuseppe Orlandi: Ce ne sono state tante, di sfide. Sia fisiche che mentali. Preparare il proprio corpo per una gara è un processo estenuante, che richiede una disciplina ferrea e una capacità di sopportare il disagio e la fatica che va ben oltre quello che la maggior parte delle persone può immaginare. Le sessioni di allenamento massacranti, la dieta rigidissima, il cardio interminabile… Sono tutte prove durissime, che mettono a dura prova la tua volontà e la tua resilienza.
Ma se devo essere onesto, credo che le sfide più grandi per me siano state quelle mentali. Soprattutto all’inizio, quando ancora non avevo ben chiaro il percorso che volevo intraprendere, ho avuto tanti momenti di dubbio e di sconforto. Mi chiedevo se ne valesse davvero la pena, se tutto quello sforzo e quella dedizione avessero un senso. Vedevo i miei coetanei uscire, divertirsi, vivere una vita “normale”, mentre io passavo le mie giornate tra la palestra, la cucina e il letto. E a volte mi sentivo solo, incompreso, diverso.
Ma poi ho capito che quella diversità era in realtà la mia forza. Che quel fuoco che sentivo dentro, quella passione bruciante per il miglioramento continuo, era ciò che mi rendeva speciale. E che le rinunce e i sacrifici che stavo facendo erano il prezzo da pagare per realizzare i miei sogni, per diventare la versione migliore di me stesso.
Questo cambio di prospettiva mi ha aiutato ad affrontare anche le sfide più dure con uno spirito diverso. Non più come ostacoli insormontabili, ma come opportunità di crescita, di apprendimento. Ogni difficoltà superata era una medaglia sul petto, una dimostrazione a me stesso di quanto potevo essere forte, resiliente, determinato.
E poi, col passare del tempo, ho iniziato a vedere i frutti di tutto quel lavoro. I risultati in gara, certo, ma anche i piccoli traguardi quotidiani: un muscolo che si definiva, un peso in più sul bilanciere, un pasto perfetto. Ogni piccola vittoria era benzina sul fuoco della mia motivazione, mi spingeva ad andare avanti, a fare sempre di più e meglio.
Quindi sì, il percorso del bodybuilder è pieno di sfide, di ostacoli, di momenti bui. Ma è proprio nel superamento di quelle sfide che si trova la vera essenza di questo sport. È lì che si tempra il carattere, che si costruisce una mentalità vincente. E una volta che hai assaporato la soddisfazione di aver vinto quelle battaglie, di aver spinto il tuo corpo e la tua mente oltre i limiti che credevi di avere… Beh, non c’è sensazione più bella al mondo.
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Matteo Picchi: Grazie Giuseppe per questa risposta così intensa e appassionata. Mi hai dato veramente uno spaccato di quello che significa, nel bene e nel male, intraprendere questo percorso. E credo che molti dei nostri ascoltatori si ritroveranno nelle tue parole, nelle tue esperienze.
Ma parliamo un attimo del futuro del bodybuilding. Negli ultimi anni, complice anche l’esplosione dei social media, stiamo assistendo ad un vero e proprio boom di interesse verso questo sport, soprattutto tra i più giovani. Sempre più ragazzi e ragazze si avvicinano al mondo delle gare, sognando di emulare i loro idoli e di costruirsi un fisico da copertina. Tu che sei giovane, ma che hai già una buona esperienza alle spalle, cosa pensi di questo fenomeno? È un bene per il movimento o ci sono anche dei rischi?
Giuseppe Orlandi: È una domanda molto interessante e credo che non ci sia una risposta univoca. Da un lato, vedere così tante persone, soprattutto giovani, appassionarsi al bodybuilding e al fitness in generale è sicuramente positivo. Significa che sempre più gente sta capendo l’importanza di prendersi cura del proprio corpo, di sfidare sé stessi, di perseguire i propri obiettivi con dedizione e costanza. E questo non può che far bene, non solo a livello individuale ma anche a livello di società.
D’altra parte, c’è il rischio che molti si avvicinino a questo mondo con aspettative sbagliate o con un approccio poco sano. I social media tendono spesso a dare un’immagine distorta della realtà, a far sembrare tutto facile, immediato, alla portata di tutti. Si vedono questi fisici statuari, questi atleti che vincono gare su gare, e si pensa che basti qualche mese di palestra per arrivare a quei livelli. Ma la realtà è ben diversa.
Costruire un fisico da gara richiede anni di lavoro duro, di sacrifici, di dedizione totale. Non è qualcosa che si può improvvisare o prendere sotto gamba. E soprattutto, non è qualcosa che dovrebbe essere fatto per i motivi sbagliati, come l’ego o il desiderio di apparire. Il rischio è che molti giovani si buttino in questo mondo senza una vera consapevolezza di ciò che comporta, magari facendo scelte avventate o addirittura pericolose per la propria salute.
Quello che servirebbe, a mio avviso, è una maggiore educazione e informazione su cosa significa veramente essere un bodybuilder. Sui sacrifici che comporta, sulle rinunce che richiede, ma anche sulle soddisfazioni che può dare. Servirebbe mostrare non solo il lato “glamour” di questo sport, fatto di podi e copertine, ma anche il duro lavoro quotidiano che c’è dietro, le difficoltà, le sfide. Solo così chi decide di intraprendere questo percorso potrà farlo con piena consapevolezza e con le motivazioni giuste.
E poi, molto importante, servirebbe promuovere un approccio sano e sostenibile al bodybuilding. Fare capire che non esistono scorciatoie, che i risultati arrivano solo con il duro lavoro e la costanza. E che la cosa più importante non è vincere gare o avere il fisico più muscoloso, ma stare bene con sé stessi, migliorarsi ogni giorno, superare i propri limiti. Questo dovrebbe essere il vero spirito del bodybuilding, e il messaggio da trasmettere alle nuove generazioni.
Matteo Picchi: Un messaggio molto importante e condivisibile. Spero che le tue parole possano essere di ispirazione e di guida per tanti giovani che si avvicinano a questo mondo. E a proposito di ispirazione, vorrei chiudere questa nostra chiacchierata con una domanda più personale. Quale consiglio ti sentiresti di dare al Giuseppe di qualche anno fa, quello che stava muovendo i primi passi nel mondo del bodybuilding? E più in generale, cosa diresti a un ragazzo o una ragazza che oggi vuole intraprendere questo percorso?
Giuseppe Orlandi: Al Giuseppe di qualche anno fa direi innanzitutto di crederci, sempre e comunque. Di non farsi scoraggiare dalle difficoltà, dalle sfide, dalle critiche. Di perseguire i propri sogni con tutto sé stesso, senza mai mollare. Perché è vero che il percorso è duro, che ci saranno tanti momenti di sconforto e di dubbio, ma è altrettanto vero che con la passione, la dedizione e il duro lavoro, niente è impossibile.
Gli direi di non aver paura di essere diverso, di andare controcorrente. Di non omologarsi alla massa, di non seguire la strada più facile solo perché è quella che fanno tutti. Il bodybuilding è uno sport per pochi, per quelli che hanno il coraggio di mettersi in gioco, di spingersi oltre i propri limiti, di andare incontro all’ignoto. E questa è la sua bellezza, ciò che lo rende unico e speciale.
Gli direi di godersi ogni momento di questo viaggio, anche quelli più duri. Di imparare da ogni errore, da ogni sconfitta, da ogni caduta. Perché sono proprio quelle esperienze che ti fanno crescere, che ti temprano, che ti rendono più forte. E un giorno, guardandosi indietro, capirà che ogni sacrificio, ogni rinuncia, ogni goccia di sudore, sarà valsa la pena per arrivare dove è arrivato.
E a chi vuole intraprendere questo percorso oggi, direi più o meno le stesse cose. Di credere in sé stessi, di inseguire le proprie passioni con tutto il cuore. Di non aver paura del giudizio degli altri, di andare dritti per la propria strada. Di circondasi di persone positive, che ti sostengono e ti ispirano, ma di imparare anche a camminare da solo, a trovare dentro di sé la forza per andare avanti.
Direi di affrontare questo percorso con umiltà, con la mente aperta e la voglia di imparare. Di non pensare di sapere già tutto, di essere già arrivato. Il bodybuilding è un’arte in continua evoluzione, e c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, su sé stessi e su questo sport meraviglioso.
Ma soprattutto, direi di godersi il viaggio. Di non focalizzarsi solo sulla meta, sui risultati, sui trofei. Perché la vera essenza del bodybuilding non sta nel traguardo, ma in tutto ciò che c’è nel mezzo. Nei progressi quotidiani, nelle sfide superate, nelle amicizie create. Nella trasformazione profonda che avviene dentro di te, nel corpo come nello spirito.
Questo è il vero regalo che il bodybuilding può fare a chi decide di abbracciarlo con tutto sé stesso. Non solo un fisico scolpito, ma una nuova visione di sé e del mondo. Una mentalità vincente, fatta di disciplina, di resilienza, di continuo miglioramento. E questa, alla fine, è la vittoria più grande, che nessuno potrà mai portarti via.
Matteo Picchi: Parole bellissime Giuseppe, davvero. Credo che quello che hai detto possa toccare il cuore di molte persone, non solo di chi pratica il bodybuilding ma di chiunque abbia un sogno, una passione che vuole perseguire con tutto sé stesso. Grazie per aver condiviso con noi la tua storia, la tua esperienza, il tuo spirito. Sono certo che il tuo messaggio ispirerà tanti ad intraprendere questo meraviglioso percorso di crescita e di scoperta di sé.
E grazie a tutti voi che ci avete seguito fino a qui. Spero che questa chiacchierata vi abbia trasmesso almeno un po’ dell’amore e della dedizione che animano questo sport meraviglioso. Continuate a sognare, a lottare, a mettervi in gioco. E ricordate sempre che i limiti esistono solo nella vostra mente. Fino alla prossima, un abbraccio a tutti!
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Oltre alle esperienze e alle storie condivise dagli atleti, vogliamo fornire ai nostri lettori alcuni consigli pratici che possono fare la differenza nella preparazione e partecipazione alle gare di bodybuilding. Ecco cinque suggerimenti fondamentali per chiunque si stia avvicinando a questo mondo competitivo.
Questi consigli, combinati con la dedizione e la passione, possono aiutare ogni atleta a migliorare la propria preparazione e a raggiungere i propri obiettivi nelle competizioni di bodybuilding. Continuate a seguirci su garebodybuilding.it per altre interviste, consigli e storie di successo nel mondo del bodybuilding.