Il natural bodybuilding è cambiato dal 2013 ad oggi

GBB TALK LIVE 16

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Fabio Bianchi

Intervistatore per garebodybuilding.it:

Matteo Picchi

Ospite di GBB Talk:

Fabio Bianchi

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Il testo sopra riportato è un estratto sintetico della puntata pubblicata su Youtube che vi consigliamo di andar a vedere per approfondire ogni aspetto discusso con i nostri ospiti. Potete trovare la live anche in formato audio su Spotify!

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Benvenuti su garebodybuilding.it, il portale dedicato agli appassionati di bodybuilding agonistico. Oggi abbiamo il piacere di presentare un’intervista esclusiva con un atleta di spicco nel panorama del bodybuilding italiano: Fabio Bianchi. L’intervista è condotta da Matteo Picchi, un preparatore e atleta con anni di esperienza nel settore. In questa conversazione, esploreremo le sfide, le vittorie e le strategie che hanno caratterizzato il percorso agonistico.

Matteo Picchi: Benvenuti a tutti! Oggi abbiamo con noi Fabio Bianchi, un atleta con una lunga storia nel bodybuilding naturale. Fabio, innanzitutto, come stai?

Fabio Bianchi: Io sto bene, Matteo. Tu come stai?

Matteo Picchi: Benissimo, benissimo. Allora Fabio, parliamo di un atleta con tanti anni di agonismo e successi alle spalle. Hai vissuto l’ultimo decennio di bodybuilding e vorrei che ci raccontassi come hai cominciato con l’allenamento e poi con l’agonismo.

Fabio Bianchi: Certo. Mi chiamo Fabio, ho quasi 50 anni. Ho cominciato con l’allenamento… Allora, io vengo da altri sport: ho sempre fatto molti sport in passato, calcio, ciclismo, podismo, nuoto, arti marziali. Avevo già affrontato la palestra da ragazzo, soprattutto in visione di potenziamento per le arti marziali. Poi ho ripreso a fare palestra nel 2006 quando ho smesso di giocare a calcio. Per tutta una serie di motivi avevo perso molto peso, mi ero ritrovato secco secchissimo. Mi sono detto che era il caso di mettere su un pochettino di carne, possibilmente non solamente ciccia, e mi sono iscritto in palestra.

Da lì poi, come tutte le cose, io cerco di affrontarle in maniera piuttosto pignola e quindi ho cominciato a interessarmi sempre di più all’allenamento, all’alimentazione, come mettere massa. Un pochettino alla volta ho ottenuto dei risultati e ho poi sfociato nell’agonismo nel 2013. A novembre 2013 ho fatto la mia prima gara.

Matteo Picchi: Interessante. E come sei entrato in contatto con l’ambiente del bodybuilding agonistico?

Fabio Bianchi: Tutto è cominciato per me grazie a quello che un tempo era piuttosto in voga: i forum. Non c’erano i social, o se c’erano erano veramente qualcosa di molto riduttivo. C’erano invece i forum che erano degli spazi su internet dove ci si poteva scambiare diverse informazioni in maniera meno veloce rispetto ai social attuali, però comunque abbastanza efficace. L’ho conosciuto anche Matteo come tanti altri che ora gareggiano.

Matteo Picchi: Sì, eravamo gente losca che bazzicava in questi siti! Forse era anche il bello, quella comunicazione latente. Non mandavi un messaggio e ricevevi nell’immediato una risposta, quel messaggio rimaneva lì. Non arrivava nessuna notifica dall’altra parte, quando si accedeva rigorosamente dal browser al forum si commentava. Magari una discussione che ora si fa in qualche minuto, lì durava giorni, però ti dava anche la possibilità di rielaborare alcune nozioni, pensarci su.

Fabio Bianchi: Esatto. Bodyweb è stato fondamentale. L’ho anche ringraziato con un video dopo la mia prima gara perché devo praticamente quasi tutto quello che so a Bodyweb, non tanto perché apprendessi da quello che c’era scritto, ma semplicemente perché ho ricevuto tantissimi spunti per poi andare io esternamente a raccogliere più informazioni, approfondire e studiare. Sono stati gli amici di Bodyweb che mi hanno spinto a gareggiare perché mi dicevano “guarda che stai benissimo, potresti andare in gara”, ma io non mi vedevo perché premetto che io sono anche un coach, un personal trainer, ma non ho mai avuto un coach. Ho sempre fatto tutto da solo.

Matteo Picchi: Questa è una cosa interessante. Come hai affrontato la tua prima gara senza l’esperienza di un coach?

Fabio Bianchi: La mia visione delle preparazioni e delle gare era qualcosa di assolutamente soggettivo. Non avevo grossi parametri di riferimento. Infatti mi ricordo che sono andato alla mia prima gara con un cutting estremissimo perché io pretendevo di vedere nello specchio del mio bagno – detto tra parentesi “il bastardo” perché non ti fa vedere bene mai – quei particolari che vedevo invece nei ragazzi in gara sul palco con il colore, con le luci, con il pump, eccetera. Quindi capisci bene che io praticamente sono andato avanti a tagliare finché di me era rimasto solo pelleossa e qualche muscolo. Quello è stato uno degli errori più gravi della mia vita anche se poi la gara è andata assolutamente molto bene.

Matteo Picchi: Sì, indubbiamente poi… No, dico anche la difficoltà con la quale ci si confrontava con gli altri all’epoca. Oltre alle foto postate sui vari forum, poi le gare bisognava andarle a vedere. È assurdo, Fabio, se ci pensi, perché non stiamo parlando di un’era geologica fa. In 10 anni è cambiato tutto.

Fabio Bianchi: Esatto. Per dirti, io il posing me l’hanno insegnato sul forum. Mi ricordo perfettamente chi mi ha spiegato come fare la lat spread frontale, che probabilmente è la mia posa migliore adesso ma non mi usciva per niente. Me l’hanno spiegata attraverso un forum quindi non in cinque minuti ma probabilmente sarà durato tre giorni, quattro giorni con la discussione lì.

Matteo Picchi: Incredibile come sono cambiate le cose. Fabio, raccontaci un po’ della tua carriera agonistica. Quante gare hai fatto in questi anni?

Fabio Bianchi: Ho conteggiato giusto oggi perché sapendo l’argomento ho detto che faccio un attimino mente locale e ho fatto, escludendo gli assoluti, 49 gare in 11 anni. Praticamente una media abbastanza sostenuta.

Matteo Picchi: Diciamo che ti è piaciuto! Come ti sei sentito la prima volta sul palco?

Fabio Bianchi: Credo che si veda, sono una persona piuttosto timida e quindi mai mi sarei aspettato di essere a mio agio su un palco con un costume striminzito, di fronte a tante persone. Eppure io da quando ho messo il piede sul palco mi sono sentito a casa come in poche volte nella mia vita. E infatti tuttora sul palco per me è come casa mia, non ho nessun tipo di tensione. Mi emoziono raramente sul palco, credo di avere un buon autocontrollo.

Matteo Picchi: Quanto è complicato gareggiare nel senso di coniugare lavoro, famiglia con una preparazione? Che consigli ti senti di dare a quelle persone che vogliono farlo però si sentono frenati da tanti aspetti?

Fabio Bianchi: È impegnativo preparare le gare, è sicuramente impegnativo. Se si affrontano con la giusta mentalità si può riuscire a fare tutto, a coniugare tutto. Qual è la giusta mentalità? Vuol dire innanzitutto essere onesti con sé stessi e dire ok, ho voglia di farlo e posso farlo? Sì, benissimo. Poi tu segui quello e rimani concentrato su quello che devi fare, non ti occupa tutta la giornata. Bisogna imparare a organizzarsi.

Porto l’esempio di un ragazzo che ho portato in gara l’anno scorso alla sua prima gara. Questo ragazzo fa un lavoro particolare per cui ha 22-23 trasferte l’anno in giro per il mondo, perché lavora nella MotoGP. Ha una famiglia, due bambini piccoli e quando è a casa, non è a casa ma lavora in sede centrale. Eppure è riuscito a preparare con assoluta tranquillità perché lui aveva l’alimentazione da seguire. L’allenamento studiato nel momento in cui non andava a interferire con la famiglia, con il lavoro, quindi si alzava molto presto, si allenava la mattina presto, in modo tale che poi era presente con i figli per portarli a scuola quando era a casa e poi andava al lavoro. Quindi con un minimo di organizzazione è riuscito a preparare la gara in maniera assolutamente tranquilla.

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Matteo Picchi: Questo è un ottimo esempio di come si possa conciliare tutto con la giusta organizzazione. Fabio, in tutti questi anni, cosa ti ha insegnato il bodybuilding?

Fabio Bianchi: L’umiltà. Perché imparare a riconoscere gli errori, ma forse quello ci sono anche tante altre situazioni che te lo fanno riconoscere, però il bodybuilding è una disciplina bastarda, assolutamente bastarda per due motivi. Primo perché non è prestazionale. Io sono uno che, se parliamo di prestazione, di grinta, ok, come quando giocavo a calcio, io ero scarso, con i piedi scarso, però avevo quella fisicità e quella grinta che compensavano. Nel bodybuilding non te ne fai nulla, a meno che non riesci a mettere quella aggressività in ogni singola ripetizione, di ogni singola serie, di tutti gli esercizi, di tutti gli allenamenti.

È una disciplina che non ti permette di correggere il tiro nell’ultima settimana, figurati nell’ultimo giorno. Quindi se hai sbagliato qualcosa non ci sono cazzi. E quindi non puoi dare sempre la colpa a qualcos’altro. Se tu sei quello e poi ha delle categorie, non siamo entrati in argomento categorie, ma il bodybuilding agonistico è fatto di categorie. Uno può essere un buonissimo atleta in quella categoria e in un’altra categoria centrarci poco. Quindi per dirti, io nell’animo sarei un classic, Matteo mi capirà, ma non sono un classic purtroppo, sono un HP, posso essere un bodybuilder, un bodybuilding come categoria in ambito natural, però questo sono. Un classic no, posso gareggiare, fare bene, però insomma se viene un classic vero mi asfalta che neanche lo vedo passare.

E quindi questo ti trasmette l’umiltà. Ecco, questo mi ha fatto capire che ho dei limiti, prima ho imparato ad accettarli e prima poi ho vissuto bene tutto, le gare e tutto quello che c’è prima delle gare.

Matteo Picchi: Verissimo, perché la storia del “se vuoi puoi” fino a un certo punto. Alcune cose non dipendono da te, è una bella storia, un bel racconto, una bella favoletta, però credo che la realtà dei fatti consista nell’accettazione e nell’umiltà che non combacia con la sconfitta e la rassegnazione che sono tutt’altra cosa.

Fabio Bianchi: Esatto. Questa era è l’era dei “no”. Diciamo che nell’ultimo periodo, negli ultimi anni siamo pieni di campioni italiani ok perché ci sono tante categorie e tante federazioni però non vincono tutti. Per quello che vince c’è uno che arriva secondo, uno che arriva terzo, uno che arriva quarto, uno che arriva quinto e ti servono quelli che arrivano secondi, terzi, quarti e quinti perché sennò le gare non le fai. Quindi devi accettarlo.

Matteo Picchi: Verissimo, poi c’è chi le sconfitte le prende come un plus per dare ancora di più, per fare un po’ di autoanalisi e c’è chi invece poi non si vede più. C’è un brano che tra tutti ti ha accompagnato o in allenamento o nel backstage o sul palco di gara, una routine, un brano che per te è significativo?

Fabio Bianchi: Allora in generale io adoro e credo sia stata una dei primi che ha utilizzato Ludovico Einaudi per fare una routine, perché comunque anche è il tipo di musica che più spesso utilizzo in allenamento. Ma se c’è un brano che è una routine non tanto per la routine di per se stessa bella o brutta che sia ma perché ha un ricordo particolare per me, è “The Grid Pretender” che ho riproposto anche l’anno scorso semplicemente perché è legato a cari amici che ho lasciato negli ultimi anni e che mi hanno accompagnato dall’inizio della mia avventura nel bodybuilding. È l’ultima routine, diciamo così, che hanno visto mia e ho anche un ricordo filmato con la voce sotto che mi fa… vabbè, ho un ricordo mio a cui sono molto legato.

E anche “Sally” di Vasco perché anche lì ho uno spezzone che mi sono salvato sul telefono, ogni tanto ascolto, di Riccardo Bertinato, che non sapeva che portavo “Sally” e nella registrazione si sente un “Ooooh” che per me significa un discorso intero.

Matteo Picchi: Fabio, un’ultima domanda. Molti ragazzi, magari di 26, 28, 30 anni, mi chiedono spesso se è troppo tardi per iniziare. Cosa ne pensi?

Fabio Bianchi: Beh, se vuoi fare l’under 25 è tardi! Ok, per tutto il resto è assolutamente fattibile. È ovvio che se quello che ricercate è una forma di riconoscimento da parte degli altri, ricordatevi che di voi ci si ricorda se siete un bel atleta, se avete un certo stile sul palco, se migliorate di anno in anno. Questo ci si ricorda di voi, non di quello che avete vinto.

Ricordatevi che quando vincete una gara è semplicemente perché chi è più forte quel giorno lì non ha gareggiato con voi. Anzi, e nel 2024 possiamo dire perché quel giorno lì probabilmente sta facendo una gara su un altro palco, perché tanto ogni settimana ce n’è uno o due. Per cui, ecco, imparate a cercare di migliorare voi stessi.

E godetevi il tutto, che poi se siete dei bei atleti la gente si ricorda di voi. La gente non lo sa, io ho detto prima quello che ho vinto così, ma la gente non lo sa, se mi stima è come atleta ovviamente, è perché magari vede in me un bello atleta per quello che posso rappresentare io, a prescindere dal fatto che vinco o perdo.

Quindi se cominciate a 25-26 anni, a parte il fatto che mortacci vostra, voglio dire non preoccupatevi di aver perso chissà quale tempo in passato, insomma cominciate a godervi quello che è perché è inutile farsi 15 anni di rimorsi o di malmostosità. Fate 15 anni invece, fate bene, goduti a pieno.

Matteo Picchi: Grazie mille Fabio per questa bellissima chiacchierata. Spero che questi messaggi passino, vengano compresi e rimangano dentro a chi ci ascolta.

Fabio Bianchi: Grazie a voi, spero di essere stato utile a qualcuno soprattutto ai giovani. Magari vedono un’esperienza appunto diversa, vedono tanto che si può rimanere a 50 anni gareggiando.

Matteo Picchi: Sicuramente qualche cosa rimarrà a chi ascolta questa intervista. Bisogna vedere sempre chi ascolta che cosa vuole recepire perché tante volte la difficoltà non è condividere le informazioni ma è ascoltare e capire quello che viene condiviso. Su quello che hai detto tu questa sera ci sono degli aspetti che se vengono colti fanno la differenza sulla preparazione e sulla preparazione anche mentale di un atleta che si approccia al bodybuilding come a qualsiasi altro tipo di sport.

Fabio Bianchi: Un po’ lo sentono, un po’ lo vivranno, un po’ lo ragionano…

Matteo Picchi: Sì, a volte serve solo tempo. Vorrei sottolineare una cosa importante: l’importante è vivere queste cose. Non solo sentirle a voce, da terzi, per sentito dire. Se non gareggiate, andate a vedere una gara. Se siete atleti, vivete una gara e trovate riscontro su quello che vi viene detto da personaggi come noi o come tanti altri che condividono le informazioni o gli stessi preparatori. Dovete vivere queste cose, altrimenti rimangono solo parole al vento.

Fabio Bianchi: Se volete che alle vostre gare venga tanta gente, perché è bello avere tanti amici, tanti che supportano te e quell’altro, quando si è sul palco senti l’incitazione di uno, ma anche magari è per il tuo avversario, per tutti i casi lo stesso, bisogna che ci sia gente alle gare. Quindi siate voi i primi ad andare alle gare, perché altrimenti non ce n’è.

Matteo Picchi: Verissimo. Fabio, è stato un piacere averti qui con noi. Grazie mille per aver condiviso la tua esperienza e i tuoi consigli.

Fabio Bianchi: Grazie a voi, buone gare a tutti.

Matteo Picchi: Grazie ancora Fabio, e arrivederci a tutti i nostri ascoltatori. Ricordate: vivete il bodybuilding, non fermatevi solo a parlarne!

Il testo sopra riportato è un estratto sintetico della puntata pubblicata su Youtube che vi consigliamo di andar a vedere per approfondire ogni aspetto discusso con i nostri ospiti. Potete trovare la live anche in formato audio su Spotify!

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Oltre alle esperienze e alle storie condivise dagli atleti, vogliamo fornire ai nostri lettori alcuni consigli pratici  che possono fare la differenza nella preparazione e partecipazione alle gare di bodybuilding. Ecco cinque suggerimenti fondamentali per chiunque si stia avvicinando a questo mondo competitivo.

  1. Perfezionamento del peak week: Nei 7-10 giorni prima della gara, concentrate l’attenzione sulla manipolazione dei carboidrati e dell’acqua. Iniziate riducendo gradualmente i carboidrati e aumentando l’assunzione di acqua nei primi giorni, per poi invertire il processo negli ultimi 2-3 giorni. Questo aiuta a massimizzare la definizione muscolare e la vascolarizzazione senza compromettere eccessivamente la pienezza muscolare.
  2. Strategia di colorazione: Sperimentate diversi metodi di colorazione nelle settimane precedenti la gara per trovare quello che funziona meglio con il vostro tono di pelle. Considerate fattori come il tempo di assorbimento, la durata e la reazione con il sudore. Applicate più strati sottili invece di pochi strati spessi per un risultato più uniforme e duraturo sotto le luci del palco.
  3. Ottimizzazione del pump pre-gara: Sviluppate una routine di riscaldamento specifica da eseguire nel backstage. Concentratevi su esercizi di pompaggio leggeri che coinvolgono i gruppi muscolari più visibili (petto, spalle, braccia). Utilizzate bande elastiche o pesi leggeri per 10-15 minuti prima di salire sul palco, assicurandovi di non affaticare eccessivamente i muscoli.
  4. Gestione dell’energia durante lunghe giornate di gara: Per competizioni che durano molte ore, preparate un piano nutrizionale dettagliato. Portate con voi snack a basso contenuto di sodio e ricchi di carboidrati complessi (come riso bianco, patate dolci, frutta secca) per mantenere stabili i livelli di energia senza compromettere la definizione. Evitate cibi che possono causare gonfiore o disturbi gastrointestinali.
  5. Tecniche avanzate di posing: Oltre alle pose obbligatorie, sviluppate transizioni fluide e uniche tra le pose. Studiate i vostri punti di forza e create mini-routine che li evidenzino. Praticate il controllo della respirazione durante il posing per mantenere i muscoli contratti senza apparire tesi o affaticati. Ricordate che il posing non è solo mostrare i muscoli, ma raccontare una storia con il vostro fisico.

Questi consigli, combinati con la dedizione e la passione, possono aiutare ogni atleta a migliorare la propria preparazione e a raggiungere i propri obiettivi nelle competizioni di bodybuilding. Continuate a seguirci su garebodybuilding.it per altre interviste, consigli e storie di successo nel mondo del bodybuilding.