Ilario Fogarolo Ana Sercer live su GBB Talk

Intervistatore per garebodybuilding.it:

Matteo Picchi

Atleta ospite di GBB Talk:

Ilario Fogarolo

Ana Sercer

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Matteo Picchi:

Buonasera a tutti. Questa sera abbiamo due ospiti eccezionali, legati da una grande passione per l’allenamento e l’agonismo. Ana, cominciamo da te. Come ti sei avvicinata all’allenamento e poi all’agonismo?

Ana Sercer:

Buonasera. Beh, sono sempre stata molto sportiva, grazie anche a una famiglia sportiva. Mio papà è allenatore della nazionale inglese di tennistavolo. Durante l’università, cercavo un lavoretto e sono finita nella palestra di Ilario. Tutto è iniziato quasi per una scommessa, ma poi, grazie alla motivazione e alla tenacia, sono passata ad allenarmi seriamente. Ho iniziato a vedere i primi risultati e, su suggerimento di Ilario, abbiamo deciso di provare l’agonismo. Ho iniziato nel bikini, ma poi ho sentito la necessità di passare a categorie che mi permettessero di esprimere meglio la mia passione per l’allenamento.

Matteo Picchi:

Interessante, Ana. E tu, Ilario, come ti sei introdotto nel mondo dell’allenamento e dell’agonismo?

Ilario Fogarolo:

Buonasera a tutti. Ho iniziato come regista di rugby, ma poi ho deciso di concentrarmi sugli studi. A Urbino, mi sono appassionato alle materie scientifiche e alla palestra. Inizialmente, il mio interesse era per l’attività motoria per i diabetici, ma le circostanze mi hanno portato a concentrarmi su allenamento e nutrizione. Dopo aver incontrato Ana, la mia passione per il mondo fitness è cresciuta. Sono diventato preparatore e ho deciso di gareggiare per completare la mia esperienza nel campo. Ho avuto il piacere di vincere quest’anno dopo una serie di tentativi.

Matteo Picchi:

Capisco. E riguardo l’approccio all’agonismo? Ana, hai menzionato il passaggio dal bikini a categorie più muscolari. E tu, Ilario, come hai vissuto questo passaggio?

Ilario Fogarolo:

All’inizio, ho avuto dei dubbi. Avevo pianificato di gareggiare, ma non mi sentivo pronto. Dopo aver superato alcuni ostacoli personali, ho deciso di prepararmi seriamente per le competizioni. La mia prima gara ufficiale è stata nel 2021, nonostante le difficoltà legate al Covid. È stato un percorso di crescita personale e di accettazione.

Matteo Picchi:

Certo, la competizione è un plus, ma richiede un impegno autentico. Nel 2023 avete ottenuto un grande successo, portandovi all’estero. Per chi aspira a gareggiare a livello internazionale, come si svolge il percorso concretamente?

Ana Sercer:

Per competere all’estero, prima devi qualificarti in Italia, poi partecipare al campionato italiano, e se ti classifichi tra i primi tre, puoi iscriverti a una federazione estera. Poi scegli la gara estera, paghi l’iscrizione e organizzi il viaggio. Ad esempio, per la gara a Los Angeles, c’è stato molto da organizzare, dal volo all’alloggio fino alla registrazione alla gara, che può avere orari diversi per professionisti e amatori.

Ilario Fogarolo:

Confermo, la registrazione può essere lenta, e ci sono molte differenze nella gestione delle gare rispetto all’Italia. Anche le regole possono essere molto rigide e a volte non sembrano avere senso.

Matteo Picchi:

Interessante. E a livello di esperienza, come vi siete trovati nelle competizioni all’estero rispetto a quelle italiane?

Ana Sercer:

All’estero, le competizioni sono più uno show. Gli orari possono variare molto rispetto a quelli previsti, e questo richiede una grande flessibilità da parte degli atleti.

Ilario Fogarolo:

Sì, la gestione del tempo è diversa. All’estero, possono chiamarti molto prima del tuo turno, e questo può influenzare la tua preparazione e performance.

Matteo Picchi:

Capisco. E rispetto all’atmosfera, come vi siete sentiti competendo lontano da casa?

Ilario Fogarolo:

A Los Angeles, mi sono sentito solo sul palco senza il supporto del pubblico familiare. È stata una sensazione diversa rispetto a gareggiare in Italia, dove senti il calore e l’incoraggiamento degli amici e della famiglia.

Matteo Picchi:

Parlando di logistica e costi, quanto è impegnativo partecipare a gare internazionali?

Ilario Fogarolo:

È un grande investimento. Tra iscrizione, tesseramento, alloggio, trasporto e altre spese, una trasferta può costare anche 8-10 mila euro. E le spese sono diverse tra atleti amatori e professionisti.

Ana Sercer:

Sì, e devi essere molto organizzato, soprattutto con il viaggio e il soggiorno. Per esempio, a Los Angeles, abbiamo dovuto gestire il colore, i trasporti e l’alloggio in modo molto preciso per evitare complicazioni.

Matteo Picchi:

Capisco, è un grande impegno. Ma oltre all’aspetto logistico e finanziario, come ha influito questa esperienza sulla vostra vita quotidiana e relazioni personali?

Ilario Fogarolo:

Quando uno di noi è in preparazione, entrambi dobbiamo adattarci, dal mangiare fuori a gestire le occasioni speciali. Abbiamo deciso di gareggiare insieme per condividere l’esperienza e rendere la convivenza più semplice durante il periodo di preparazione.

Ana Sercer:

Sì, è stato un impegno notevole, ma ci ha permesso di condividere un obiettivo comune e supportarci a vicenda nel processo.

Matteo Picchi:

Certamente, è un percorso che richiede dedizione e passione. Competere a livelli internazionali non è solo una questione di prestazioni fisiche, ma coinvolge ogni aspetto della vita di un atleta. Avendo fatto questa grande esperienza, qual è la differenza che avete notato tra il circuito professionistico e quello amatoriale in termini di difficoltà?

Ilario Fogarolo:

In Italia ero il più pesante nella mia categoria, ma all’estero mi sono ritrovato a essere il più leggero. I concorrenti avevano un rapporto altezza/peso molto più elevato. Anche l’età e l’esperienza degli atleti erano maggiori. Ho dovuto riconoscere che quello che era sufficiente per eccellere tra gli amatori non era abbastanza tra i professionisti.

Ana Sercer:

Nel mondo femminile, mi sono accorta che ci vuole uno spessore muscolare che arriva solo con gli anni. Anche se ho vinto, ho notato che altre atlete avevano anni di allenamento in più. Per le categorie come la wellness, è essenziale allenare forte determinati distretti muscolari.

Matteo Picchi:

E come affrontate questo salto di livello?

Ana Sercer:

Bisogna allenarsi con l’obiettivo di migliorarsi continuamente. Se vuoi diventare qualcuno nel bodybuilding, devi integrarlo nella tua vita quotidiana e non abbatterti se non raggiungi subito i risultati.

Ilario Fogarolo:

Esatto, è importante essere consistenti nel tempo piuttosto che essere una meteora. Ho visto molti atleti apparire e scomparire rapidamente. Il bodybuilding è più una maratona che uno sprint.

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Matteo Picchi:

E rispetto ai canoni estetici e ai livelli di fisicità, quali differenze avete notato tra le gare nazionali e quelle internazionali?

Ilario Fogarolo:

In Italia, valorizziamo l’armonia e la bellezza nel posing, mentre all’estero il focus è su un’estrema definizione muscolare. Questa discrepanza nei canoni può creare confusione tra gli atleti che competono a livello internazionale.

Ana Sercer:

Nelle categorie femminili, ad esempio, ho notato che all’estero giudicano diversamente, con un focus maggiore su certe caratteristiche. Per esempio, nella categoria wellness, la parte inferiore del corpo è molto valutata, mentre la parte superiore è meno considerata.

Matteo Picchi:

Quindi, ci sono grandi differenze nelle aspettative e nei criteri di giudizio tra le competizioni nazionali e quelle internazionali?

Ilario Fogarolo:

Sì, e ciò richiede agli atleti di adattarsi e capire che vincere a livello nazionale non garantisce successo a livello internazionale. La preparazione e la mentalità devono essere adeguate a questi diversi standard.

Ana Sercer:

Concordo, e vorrei aggiungere che l’abilità di attirare l’attenzione dei giudici è cruciale. Se riesci a distinguerti, anche alcuni difetti possono passare in secondo piano.

Matteo Picchi:

Capisco, quindi la competizione a livello internazionale richiede non solo una preparazione fisica ma anche una strategia e una presentazione impeccabili. Riguardo ai test antidoping, quali differenze avete notato tra l’Italia e l’America?

Ana Sercer:

In America, il processo è gestito in modo diverso, un po’ all’acqua di rose direi.

Ilario Fogarolo:

In Italia, l’NBFI è molto severo e preciso nel controllo antidoping, mentre a Los Angeles, ho notato una gestione più rilassata. I controlli sono presenti, ma l’approccio è meno stringente rispetto all’Italia.

Matteo Picchi:

Quindi c’è una grande differenza nella gestione dei controlli antidoping tra i due paesi?

Ilario Fogarolo:

Sì, in Italia, per esempio, vengono fatti controlli a campione e sono molto rigorosi. All’estero, invece, ho notato che non c’è la stessa attenzione, soprattutto tra i professionisti.

Ana Sercer:

Confermo. Anche nel Mondiale in Inghilterra, ho notato che l’antidoping era riservato solo agli amatori, mentre i professionisti non erano sottoposti a controlli.

Matteo Picchi:

E quali sono le cose da non dimenticare durante queste trasferte?

Ilario Fogarolo:

Per un atleta maschile, portare i costumi, gli elastici per scaldarsi, il colore per il corpo, e fare attenzione all’acqua che si beve. Ho anche alcuni oggetti personali che porto sempre con me, come un pupazzetto e una bandierina del mio paese.

Ana Sercer:

Per le donne è più complicato: ci sono molti più dettagli da ricordare, come il kit da gara, trucco, accessori, abbigliamento comodo e caldo, oltre a ciabatte e una mantellina per il backstage. È essenziale organizzarsi bene.

Matteo Picchi:

Capito, è chiaro che ci sia una grande differenza nella preparazione e nella gestione di una trasferta. Per concludere, avete un atleta che vi ha ispirato nel vostro percorso e una lezione importante che avete imparato dal bodybuilding?

Ana Sercer:

Stefano Travaglini è stato un’ispirazione per me. E ho imparato che posso migliorare ogni giorno.

Ilario Fogarolo:

Concordo su Stefano Travaglini. E ho imparato che il duro lavoro paga sempre nel bodybuilding.

Matteo Picchi:

E infine, c’è una canzone speciale che ascoltate per motivarvi prima di una gara?

Ana Sercer:

“In the End” dei Linkin Park mi dà sempre la carica.

Ilario Fogarolo:

Per l’allenamento duro vado con i System of a Down, ma prima del palco preferisco la musica classica, come “Awakening” di Tony Han.

Matteo Picchi:

Grazie mille per le vostre risposte e per aver condiviso con noi la vostra esperienza e conoscenza. Buona serata e buona notte a tutti!

Ana Sercer:

Grazie a voi, buona notte!

Ilario Fogarolo:

Un abbraccio a tutti, grazie per l’invito. Buona serata e buonanotte.

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