I segreti per avere successo come Classic Physique
Intervistatore di garebodybuilding.it è Matteo Picchi
Ospiti dell’episodio: Andrea Mariani e Michele Rigon
GBB TALK LIVE 11
Intervistatore per garebodybuilding.it:
Matteo Picchi
Ospite di GBB Talk:
Andrea Mariani e Michele Rigon
GUARDA L'INTERVISTA INTEGRALE SU YOUTUBE:
SE VUOI VEDERE IL VIDEO COMPLETO SU YOUTUBE:
Matteo Picchi: Buonasera a tutti e benvenuti a questa nuova puntata dedicata al bodybuilding. Oggi abbiamo con noi due ospiti d'eccezione: Andrea Mariani, atleta di spicco nella categoria Classic Physique, e Michele Rigon, esperto di posing e preparatore di molti atleti. Parleremo di presentazione sul palco, della categoria Classic e di molto altro. Andrea, cominciamo da te: come hai iniziato con il bodybuilding?
Andrea Mariani: Beh, Matteo, ti dico la verità: ho iniziato a 16 anni per le ragazze. Ero un ragazzino molto magro e mi confrontavo con ragazzi più grandi e strutturati di me. Questa sorta di invidia mi ha spinto a prendermi cura di me stesso a livello estetico. Ho 38 anni ora, quindi ho iniziato 23 anni fa, quando nelle palestre c'era di tutto. Ci si allenava forte, ma tanti tecnicismi non si conoscevano. Poi è nata la passione nel voler capire le dinamiche dell'ipertrofia. Ho iniziato a fare corsi, a 18 anni il mio primo corso di primo livello, poi secondo e terzo. Da lì è stato un continuo mettermi in discussione e aggiornarmi.
Matteo Picchi: E l'agonismo quando è entrato nella tua vita?
Andrea Mariani: L'agonismo è iniziato tardi, nel 2018. Volevo dimostrare a me stesso che potevo farlo. Il mio primo e unico preparatore fu Marco Guercioni. Ricordo che dissi a Michele: "Michi, non andiamo a fare figure di merda, vero? Se no sto a casa!" Purtroppo non ho gareggiato nel 2018 per motivi personali. Poi è arrivato il Covid, che ha annullato completamente sette anni della mia vita che avevo costruito a Roma. Durante il lockdown, tornato a casa dei miei genitori, mi sono dato un obiettivo e ho ripreso il percorso agonistico. Da lì sono arrivati due italiani, quattro assoluti, un europeo e il titolo di professionista.
Matteo Picchi: Michele, qual è stato il tuo primo impatto con Andrea?
Michele Rigon: A prima vista, i parametri coincidevano tutti per portare un'ottima condizione alla classica. Purtroppo era dotato di una scarsa coordinazione dei movimenti, era un po' un palo, come lo sono tutti all'inizio. Però ha dimostrato una grandissima determinazione. È stato uno di quelli che ha lavorato più di tutti. Mi aveva dato come appuntamento fisso minimo 2-3 volte al mese per fare una lezione online. Il primo italiano l'abbiamo vinto solo facendo lezioni online, senza mai vederci di persona. Ci siamo visti dal vivo il giorno della gara praticamente.
Matteo Picchi: Andrea, parlando di NBFI e FCFN, quali sono le principali differenze per la categoria Classic?
Andrea Mariani: Devo fare una premessa: ho gareggiato in FCFN quando era ancora molto simile alla NBFI. Ora so che le cose in FCFN sono cambiate e danno meno libertà alla presentazione del singolo atleta, vogliono pose più simmetriche. Al contrario, NBFI ti dà una maggiore libertà di esprimerti con pose più asimmetriche e plastiche. Quando ho gareggiato io, erano molto simili. Volevano presentazione, muscolosità, armonia. Il conditioning era l'ultima cosa, non che non ci dovesse essere, ma si dava risalto ad altri aspetti. Il mio consiglio è di guardarvi oggettivamente, sentire un feedback dal vostro Posing Coach e vedere a quale federazione vi sentite più in linea, sia come politica interna che come mood e fisicità.
Matteo Picchi: Michele, quali sono le differenze tra WNBF e AINBB a livello di posing?
Michele Rigon: Il bodybuilding ruota attorno a quattro parametri: presentazione, linea, rotondità muscolari e condizione. Nel Classic, secondo me, l'ordine d'importanza dovrebbe essere: presentazione, linea, rotondità muscolari e per ultimo la condizione. Ogni federazione dà più peso a un parametro rispetto a un altro. In AINBB, hanno un occhio di riguardo più verso la condizione. In NBFI, danno molto valore alla presentazione ma anche a un equilibrio tra tutti e quattro i parametri. In WNBF, abbiamo deciso di avere un occhio di riguardo in più verso la linea. Il problema è che se uno non porta una buona linea sul Classic, non ha la possibilità di giocarsela. Nel bodybuilding, se porti una bella forma e delle belle rotondità, comunque riesci a metterti in gioco fino alla fine.
Matteo Picchi: Andrea, hai ritrovato questi aspetti anche all'estero?
Andrea Mariani: Per la mia esperienza sì. Hanno premiato un po' il pacchetto a 360 gradi completo, ma presentazione e muscoli sicuramente di più rispetto al conditioning. Quella gara internazionale che ho fatto ha rispettato quello che il Classic secondo me dovrebbe essere e ispirare.
Matteo Picchi: C'è una bella differenza tra bodybuilding e classic. La preparazione varia?
Andrea Mariani: Io ho fatto solo classic, quindi non saprei dirti come si prepara un bodybuilder. Riflettendoci, posso dirti che se inizio a tirarmi troppo, perdo le rotondità. Perdo la bellezza della pienezza muscolare che fortunatamente le mie linee mi permettono di mostrare. Potrei risultare più duro e incisivo, ma esteticamente più brutto. Penso che la differenza sia in quanto conditioning poi vai a ricercare.
Matteo Picchi: Michele, ti è mai capitato di dover rivedere la categoria di un atleta durante la preparazione?
Michele Rigon: Non è capitato spessissimo, però è capitato. Con una preparazione troppo estrema nella categoria classic, vai a incidere troppo sulla linea. Quando porti una forma troppo scarna e vai a intaccare le rotondità, sicuramente influisci negativamente sulla linea. Arrivati a un certo punto, uno deve decidere se vuole comunque potersela giocare oppure gareggiare nel classic perché gli piace. C'è gente che gareggia per vincere, e se uno gareggia per vincere deve avere la possibilità di giocarsela. È capitato in corso d'opera con qualche ragazzo che all'ultimo abbiamo deciso di passare dal Classic all'altezza-peso, perché portava una condizione troppo estrema.
Matteo Picchi: Parliamo di routine. Andrea, che peso ha la routine in una competizione?
Andrea Mariani: In NBFI sicuramente ha un peso, viene giudicata. Anche nel circuito PNBA viene valutata. Agli Europei di Budapest, la finale per giocarsi il titolo prevedeva le routine per i primi quattro o cinque classificati. Michele mi ha detto che uno dei giudici, dopo la mia routine del Rondò Veneziano, si è alzato e ha applaudito, al contrario di tutte le altre routine. Non so se ha influito sul verdetto finale, ma mi fa pensare che conta. In altre federazioni non te la fanno nemmeno fare, quindi non credo che conti. È paradossale, perché se hai un classic gli levi la possibilità non solo di fare la routine, che è la sua espressione di qualcosa che porta sul palco, ma gli levi anche la possibilità di posare rispettando delle regole ben definite.
Matteo Picchi: Michele, come gestisci le transizioni tra le varie pose, soprattutto in una categoria come il classic?
Michele Rigon: L'esempio che faccio sempre è quello del compasso. Come se avessi un compasso al posto delle braccia e delle gambe, pensando a disegnare dei cerchi e immaginandomi di essere immerso in un fluido. Questo rende più ampio il raggio di spostamento delle mani e delle gambe, rendendo i passaggi e la fluidità dei movimenti molto più eleganti. Riesce a trasmettere al pubblico e ai giudici una maggiore plasticità e eleganza.
Matteo Picchi: Come avete preparato la prima routine di Andrea?
Andrea Mariani: Michele ha scelto tutto. Io non ho una grande creatività, quindi ho bisogno di qualcuno che mi mostri un po' la via. Lui mi propone delle musiche, se c'è qualcosa che mi muove dentro, gli dico di usare quella. Poi lui crea una coreografia, io la copio e vedo su certi passaggi se riesco a renderli più miei cambiando qualcosa. È un lavoro che parte da lui, io lo modifico, evolve, ritorna a lui e io lo modifico di nuovo. Ma non parte mai da me, non ho questo input mentale.
Matteo Picchi: Parliamo di colorazione. Andrea, qual è stata la tua esperienza?
Andrea Mariani: Sono molto fortunato perché Michele è un vero maestro del colore. Io li ho provati un po' tutti: il mallo della Jantana, le colorazioni del tan con Super Dark, Quick Bronze, Overnight, la 3D, ho provato anche il Dream Tan 2. Quello che mi è piaciuto più di tutti come resa estetica è stata la combinazione Overnight, Super Dark, Quick Bronze e una spalmata di Dream Tan. Ero proprio un bronzo. Però varia da pelle a pelle, da luce a luce. Una cosa che dovrebbero fare le federazioni è dire che tipo di luci ci sono, perché se so prima che tipo di luci ci sono, riesco ad adeguarmi meglio con i colori.
Michele Rigon: Purtroppo la colorazione dipende fortemente dal tipo di pelle che hai. Se hai una pelle molto porosa, qualsiasi colore metti la pelle lo trattiene. Ho visto tanti soggetti, soprattutto quelli molto bianchi di pelle con la pelle molto liscia, che anche se gli dai mezzo litro di pro tan te lo lasciano tutto sulla maglia. Lì purtroppo te la devi giocare un po' sporca: la sera prima bisogna stendere una passatina di mallo giusto per scurire e magari il giorno dopo passarsi sopra il tan. Per quanto riguarda il mallo, una cosa importante che molti non sanno è che va dato su pesante. Ho visto gente che con una bottiglietta ci fanno 4 gare, non so se lo fanno per risparmiare. Meglio lasciare stare piuttosto che mangiarsi la competizione per risparmiare 20 euro.
Matteo Picchi: Andrea, quale competizione è stata più significativa per te?
Andrea Mariani: Sicuramente quando ho perso contro Ali al primo campionato di FCFN. Lì ho capito lo sbaglio della presunzione e ho imparato che bisogna andare su veramente concentrati e sicuri di sé. È un insegnamento che mi porto dentro: fare le cose bene al 100% standoci con la testa. Poi se perdi, perdi, però perdi con un altro spirito. A livello di goliardia, sicuramente l'ultimo campionato italiano che ho fatto nel 2022 a Firenze, dove in finale ho fatto l'assoluto e ho vinto il titolo da pro. È stata l'emozione più bella, anche perché c'erano i classic più forti d'Italia in quel momento.
Matteo Picchi: Michele, qual è stata la gara più significativa per te?
Michele Rigon: Concordo con te Matteo, le selezioni di Cervia del 2018 sono state molto significative. Ricordo che quando ho finito la routine, ho alzato gli occhi fino al terzo anello del teatro e in un decimo di secondo ho visto tutta la gente che si è alzata in piedi. Il teatro era stra pieno. Quando ho visto praticamente tutta la gente che si è alzata in piedi e che gridava il mio nome, che mi applaudiva, è stato veramente emozionante. Dentro la mia testa ho pensato: "Cazzo, ma faccio veramente questo effetto quando faccio le routine?"
CLICCA L'IMMAGINE E SEGUI IL PODCAST BODYBUILDING SU SPOTIFY!
Matteo Picchi: Andrea, c'è un atleta a cui ti sei ispirato?
Andrea Mariani: Sicuramente il primo è Bob Paris, la sua posa famosa è un punto di ispirazione. Poi in realtà ho rubacchiato un po' con lo sguardo da vari atleti. Continuo ad evolvermi, capito? Se qualcuno ha qualcosa che secondo me si può integrare per farmi evolvere e migliorare come atleta, lo prendo senza problemi.
Matteo Picchi: Michele, per te invece?
Michele Rigon: L'atleta a cui mi sono ispirato di più sicuramente è Lee Labrada. Anche Bob Paris, come Andrea. Però quello da cui ho tratto la maggior ispirazione è stato sicuramente Lee Labrada.
Matteo Picchi: Andrea, cosa ti ha insegnato il bodybuilding?
Andrea Mariani: Disciplina, nel senso di fare le cose che devi fare anche quando non hai voglia di farle. Questo me lo sono portato negli studi universitari, perché poi mi sono laureato tardi lavorando. Tante volte ero stanco, non avevo voglia di studiare, ma avevo un obiettivo e allora facevo quello che dovevo fare. Però dall'altra parte questo mi ha un po' distaccato dai miei sentiti più interiori. Il rischio è quello di automatizzarsi troppo, di essere troppo macchinosi e perdere quella umanità, quella istintività. Sto attualmente ricercando un compromesso per questo.
Matteo Picchi: Michele, per te cosa rappresenta il bodybuilding?
Michele Rigon: Il bodybuilding mi ha insegnato che quando uno pensa di non farcela, in qualsiasi ambito sia il bodybuilding oppure nella vita, il fatto di mollare è sempre la strada sbagliata. Portare a termine un percorso, per quanto difficile sia, è sempre la strada più dura, ma è sempre la strada che ti porta ad avere più motivazione, ad avere fiducia in te stesso, e ti porta comunque alla vittoria in generale. Poi magari uno può anche perdere l'intento, però anche solo il fatto di non aver mollato comunque non è una sconfitta, ma viene considerata sempre una vittoria per me.
Matteo Picchi: Un'ultima domanda: c'è un brano musicale che ha un particolare significato per voi legato a questo mondo?
Andrea Mariani: La routine del Rondò Veneziano è la cosa che più mi è piaciuta fare. Quando ogni tanto mi rivedo quel video, anche se non sono mai riuscito a farla per come doveva essere fatta, sicuramente il Rondò Veneziano è quella routine lì in assoluto. La sento proprio mia.
Michele Rigon: Per me sicuramente è una canzone di Marilyn Manson che ascoltavo sempre quando mi allenavo al garage e quando facevo le prove del massimale. Ero sicuro che se non mettevo quella canzone non avrei completato l'alzata. Quando la sento in macchina, per caso in radio oppure mi capita nella playlist del telefono, sai quando in due secondi ti passano davanti 5-6 anni della tua vita. È una canzone cattivissima, di una cattiveria inaudita perché Marilyn Manson, penso che lo conosciate tutti, non ci va giù tanto leggero con i testi. Ma mi riporta indietro a quei momenti intensi di allenamento.
Andrea Mariani: Vorrei aggiungere una cosa importante. Questo mondo, al di là di tutte le vittorie, mi ha regalato anche delle amicizie bellissime, cosa da non sottovalutare vista l'enorme solitudine che c'è nella nostra società. Ho avuto la fortuna di instaurare delle amicizie veramente profonde, con persone con cui ho il piacere di sentirmi quotidianamente e di condividere aspetti di vita che non c'entrano niente con il bodybuilding, ma sono cose più serie e anche più leggere. È un messaggio per i ragazzi più giovani: potete incontrare delle persone veramente belle con cui fare amicizia, non perdete questa occasione per sputarvi addosso o per lanciarvi frecciate. Cercate di entrare in sintonia con quelle persone e creare rapporti significativi, perché alla fine questo conta.
Matteo Picchi: Grazie mille ad entrambi per questi preziosi consigli e per aver condiviso le vostre esperienze. Prima di concludere, vorrei chiedere a Michele un ultimo consiglio per gli atleti che si trovano ad affrontare imprevisti durante una gara.
Michele Rigon: Il consiglio che posso dare è che oltre alle pose obbligatorie e alla routine, secondo me un atleta dovrebbe allenarsi anche a fare del freestyle. Mettere una musica e imparare a posare con quello che gli viene da dentro. Se posi con quello che ti viene da dentro, prima o poi la posa ti viene naturale. Bisogna ricordare che il pubblico non sa quello che tu stai facendo o quello che ti sei prefissato di fare. Quindi se dovesse succedere che uno si blocca, può succedere che uno per una forte emozione magari si blocca sul palco o ha un vuoto di memoria, però se un atleta a casa si allena nel freestyle, posso garantire che da fuori non si vede l'errore. Se un atleta è abituato a fare freestyle a casa, quindi allenarsi con la musica e provare con quello che ti viene da dentro, sicuramente se ti capita sul palco di avere qualche vuoto di memoria, riesci a mascherarlo nel miglior modo possibile.
Vi racconto un aneddoto personale: nel 2010, avevo preparato una routine fantastica. L'avevo fatta vedere al mio coach la sera prima e anche lui era entusiasta. Purtroppo il giorno della gara, per un mio errore, ne ha risentito un po' la forma. Ero consapevole quel giorno di non essere al massimo della condizione e questo mi ha fatto uscire dalla giusta concentrazione. Quando è stato il momento della routine, per qualche motivo l'ho fatta al contrario, tutte le pose erano dalla parte opposta. Dentro la mia testa mi ero accorto dell'errore, ma non ho mai trovato il punto giusto per rigirarmi. L'ho fatta a rovescio dall'inizio alla fine, vergognandomi terribilmente. Sorprendentemente, il pubblico è esploso in una miriade di applausi. Questo per dire che la gente non sa quello che ti sei prefissato di fare. Nessuno si è accorto dell'errore, tranne il mio preparatore.
Quindi, il miglior modo per allenare questa capacità di adattamento è allenarsi sul freestyle, non con una routine prestabilita, ma fare le pose che ti vengono in quel momento. Questo ti aiuta quando sei sul palco a mascherare un eventuale errore o a superare un blocco emotivo.
Matteo Picchi: Grazie mille Michele per questo consiglio prezioso. E grazie ancora ad entrambi per aver condiviso la vostra esperienza e saggezza con noi. Sono sicuro che molti atleti, sia principianti che esperti, trarranno grande beneficio da questa conversazione.
GUARDA IL VIDEO COMPLETO DELLA LIVE BODYBUILDING SU YOUTUBE:
Oltre alle esperienze e alle storie condivise da Francesco e Aurora, vogliamo aggiungere ai nostri lettori alcuni consigli che possono fare la differenza nella preparazione e partecipazione alle gare di bodybuilding. Ecco cinque suggerimenti fondamentali per chiunque si stia avvicinando a questo mondo competitivo.
- Perfeziona la tua tecnica di colorazione: Come sottolineato da Andrea e Michele, la colorazione è cruciale. Mescola accuratamente il mallo per almeno 5 minuti prima dell'applicazione per evitare striature. Fai prove con diverse combinazioni di prodotti (es. Overnight + Super Dark + Quick Bronze) settimane prima della gara per trovare la migliore per la tua pelle. Applica il mallo generosamente la sera prima e usa un pro-tan il giorno della gara per ottenere la massima definizione.
- Sviluppa una routine di posing versatile: Oltre alla routine pianificata, allena il freestyle posing. Come suggerito da Michele, pratica con musiche diverse e movimenti improvvisati. Questo ti permetterà di adattarti rapidamente a imprevisti sul palco, come errori musicali o vuoti di memoria. Usa la tecnica del "compasso" per le transizioni, immaginando movimenti fluidi e circolari tra le pose.
- Adatta la tua preparazione alla categoria: Se gareggi nel Classic Physique, non cercare una condizione troppo estrema. Concentrati sul mantenere la pienezza muscolare e le rotondità, evitando di "tirare" troppo. Come ha notato Andrea, una condizione troppo asciutta può compromettere l'estetica complessiva in questa categoria. Lavora con il tuo coach per trovare il giusto equilibrio tra definizione e volume.
- Gestisci strategicamente gli ultimi giorni pre-gara: Nelle 24-48 ore prima della gara, fai attenzione a non apportare cambiamenti drastici. Evita di introdurre nuovi alimenti o integratori che potrebbero causare gonfiore o problemi digestivi. Mantieni un'idratazione costante fino al giorno della gara, riducendo gradualmente solo nelle ultime ore se necessario. Prepara in anticipo tutto l'occorrente per la gara (costume, prodotti per la colorazione, snack, etc.) per ridurre lo stress dell'ultimo minuto.
- Pratica la presentazione in condizioni realistiche: Simula le condizioni di gara nelle settimane precedenti. Indossa il costume di gara durante le sessioni di posing. Se possibile, pratica sotto luci simili a quelle del palco. Andrea ha sottolineato l'importanza di conoscere in anticipo il tipo di illuminazione. Fai prove di posing dopo i pasti che consumerai il giorno della gara per abituarti a posare con lo stomaco pieno. Chiedi a compagni di team o al tuo coach di fungere da "giudici" durante le prove per abituarti alla pressione dello sguardo altrui.
Questi consigli, combinati con la dedizione e la passione, possono aiutare ogni atleta a migliorare la propria preparazione e a raggiungere i propri obiettivi nelle competizioni di bodybuilding. Continuate a seguirci su garebodybuilding.it per altre interviste, consigli e storie di successo nel mondo del bodybuilding.