Il Bodybuilding è uno SHOW?
Intervistatore di garebodybuilding.it è Alessandro Steffan
Ospiti dell’episodio: Matteo Tedesco e Adele Ferri
GBB TALK LIVE 04
Matteo Tedesco
Adele Ferri
Intervistatore per garebodybuilding.it:
Alessandro Steffan
Ospite di GBB Talk:
Matteo Tedesco
Adele Ferri
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Alessandro Steffan: Buonasera a tutti e bentornati alle nostre live di gare bodybuilding. Questa sera, a causa di un imprevisto dell’ultimo minuto, non avremo con noi Matteo Picchi. Vi saluto tutti quanti e condurrò io le chiacchiere con due amici: Adele e Matteo, conosciuto da tanti come Aquaman. Lascio a voi la parola per presentarvi e dirci qualcosa di voi.
Adele Ferri: Ciao Ale, ciao ragazzi. Io ho cominciato a fare bodybuilding una decina di anni fa. È stato amore a prima vista, dopo aver fatto tanti sport a livello agonistico. Ho conosciuto Matteo in palestra e ci siamo un po’ influenzati a vicenda. Lui aveva già gareggiato in passato, io non avevo mai preso in considerazione questa cosa. È nata una sfida tra noi e io ho riportato lui sul palco mentre lui ha portato me per la prima volta. Da lì la passione è cresciuta insieme, come anche noi e i progetti che stiamo realizzando giorno dopo giorno. Durante la mia carriera da atleta sono diventata anche preparatrice e vorrei essere una pro in federazione, il che non è poco.
Matteo Tedesco: Quando è uscito il film di Aquaman, Adele mi ha detto che gli assomigliavo e abbiamo deciso di portare questo personaggio sul palco. Da lì è iniziata tutta la trasformazione: prima avevo i capelli cortissimi, sembravo un marine. Poi ho fatto crescere capelli e barba per entrare nel personaggio. E adesso ci divertiamo anche a fare cosplay: quando andiamo a San Marino Comics in pieno agosto, lei si veste da Mera e soffre il caldo, mentre io sono a torso nudo e me la godo di più! L’idea di Aquaman ha caratterizzato tutta la mia presentazione sul palco.
Alessandro Steffan: Quindi hai proprio studiato movimenti, caratteristiche e particolarità del personaggio per portarlo sul palco. Che importanza ha secondo voi l’aspetto coreografico di una routine, visto che deve mostrare la muscolatura con un posing ben preciso?
Matteo Tedesco: La difficoltà sta proprio nel mixare il posing alla musica. Non puoi metterti a ballare, devi comunque far vedere le pose richieste dalla giuria. I punti chiave per me sono la mia “non vergogna” e l’empatia verso il prossimo. Il rapporto di fiducia tra preparatore e atleta è fondamentale. Il posing va fissato sulle caratteristiche specifiche di ogni atleta, per valorizzarlo al meglio nelle varie pose, anche quelle obbligatorie. Non c’è mai un posing uguale per tutti, sia nel maschile che nel femminile. Noi preparatori dobbiamo vedere le peculiarità di ognuno per enfatizzarle al massimo. Nella routine ascoltiamo le richieste dell’atleta sulla musica, che deve già piacergli, e costruiamo la coreografia basandoci sulle pose, inserendo magari qualche passo di danza per rendere lo spettacolo gradevole. È uno show e deve essere studiato per dare un buon impatto, cosa che purtroppo si è un po’ persa rispetto a una volta.
Alessandro Steffan: E voi quanto tempo dedicate al posing nella preparazione alle gare?
Adele Ferri: Per quanto riguarda il bodybuilding, il posing andrebbe curato sempre perché il fisico si evolve costantemente. Io da atleta cercavo di provarlo tutti i giorni fino all’allenamento, per vedere come riuscivo a definire gambe e glutei che facevano fatica a tirarsi. Riprovavo sempre pose diverse per trovare quelle che mi enfatizzavano di più. Ancora adesso, quando c’è una routine da preparare, la provo 3-4 volte al giorno come facevo a 17 anni. Lo stress del primo palco è sempre quello, anche se poi passa.
Matteo Tedesco: Per il posing da bikini è un po’ diverso, sono pose più naturali ma rese difficili dai tacchi. Tenere il busto da una parte e la schiena girata è innaturale. A ogni fine allenamento si fanno sempre un po’ di pose, anche se non si ha molto tempo. Poi quando mancano un paio di mesi alla gara c’è l’appuntamento fisso nel weekend di un’ora di posing e lì arrivi distrutto, più che dopo una settimana di allenamenti. Ma sono cose che vanno provate. Si vede un atleta preparato nel posing dal tremore che ha sul palco. Non può essere dubbioso o stanco dopo pochi secondi in una posa, vuol dire che non l’ha provata abbastanza.
Alessandro Steffan: Come è cambiato il peso dato dalle federazioni al posing nel corso degli anni?
Matteo Tedesco: Negli anni è cambiato davvero tanto. Prima si studiava molto, l’atleta singolo provava e riprovava per capire come risultava meglio. Questo aspetto si è perso nel tempo. Da federazione a federazione poi cambia molto, alcune danno più libertà di altre nelle pose. C’è troppa libertà rispetto ai regolamenti specifici. Questo sport se prima era un sacrificio adesso è diventato un po’ una moda e lo fa l’amico senza cognizione di causa, senza sapere cosa c’è dietro una preparazione. Tra il buttarsi e mettersi d’impegno, soprattutto per un bodybuilder con una routine, c’è differenza. Purtroppo adesso c’è molta superficialità e scarsa attenzione ai dettagli.
Adele Ferri: In alcune federazioni il posing non viene valutato neanche al 50%. A volte un’atleta con un bel fisico ma senza saper posare va avanti lo stesso rispetto a una magari meno muscolosa ma con un posing meraviglioso. È un grave errore, l’atleta deve essere completo, non solo una bella struttura fisica. In altre federazioni invece se non sai posare, anche se sei bellissima, vieni penalizzata. Al giorno d’oggi conta molto anche come ti “vendi” sul palco, la faccia tosta di puntare su di te. Un atleta timido che posa in modo scolastico ma senza impatto fa molta più fatica.
Matteo Tedesco: Sì, il carisma di un atleta fa la differenza, così come l’espressività e il mettere l’anima in quello che fa. Questo non deve però sfociare nella maleducazione verso gli avversari, cosa che purtroppo a volte si vede. Il rispetto deve esserci sempre.
Alessandro Steffan: Cosa pensate che succederà in futuro? Come si evolverà il posing nei prossimi anni?
Matteo Tedesco: È già cambiato tanto, alcune federazioni hanno tolto le routine perché venivano fatte tanto per fare, in modo superficiale. Forse passerà questa “moda” e rimarranno gli atleti che amano davvero questo sport tutto l’anno. Tornerà la percezione dello spettacolo, la cura per il posing e le routine come una volta. Penso che molte persone non davvero appassionate si sposteranno su altri sport ora più di tendenza.
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Alessandro Steffan: Quindi dici che potrebbe esserci una sorta di “selezione” degli atleti e una rivalutazione dell’aspetto scenico e spettacolare delle gare che attragga il pubblico, come avveniva in passato? Interessante. Un’altra curiosità: che consigli daresti per l’organizzazione di una gara? So che tu Matteo hai esperienza anche come organizzatore.
Matteo Tedesco: Organizzare una gara è stata una delle cose più difficili, se non sai cosa c’è dietro. Bisogna trovare la location giusta con le luci adatte, un palco comodo per atleti e staff, un dj che sappia gestire la musica di sottofondo e le routine. E poi ancora: chiamare gli atleti, gestire i tempi ed evitare pause troppo lunghe, dare i braccialetti, pensare a premi e gadget. Noi siamo riusciti a fare una bella gara con un biglietto quasi simbolico per renderla accessibile a più gente possibile e riempire il palazzetto. Ma non è stato facile, bisogna avere una mente organizzativa. Dal punto di vista degli atleti, è importante essere pronti quando si viene chiamati senza far perdere tempo. Una gara con tanti ritardi sarebbe infinita.
Alessandro Steffan: Cambiando argomento, secondo voi come si potrebbe migliorare l’immagine e la percezione del bodybuilding al giorno d’oggi?
Adele Ferri: Purtroppo ancora oggi è uno sport visto in cattiva luce per la scarsa informazione che c’è. Si pensa che in palestra si vada solo per apparire, i media mostrano solo gli aspetti più estremi e negativi enfatizzando i problemi di singoli soggetti. Anche i medici spesso non sono informati e si stupiscono se un atleta usa normali integratori come la creatina. Manca una comunicazione corretta su cosa sia davvero il bodybuilding, su cosa ci sia dietro questa passione. Non è uno sport in solitaria come alcuni credono, si creano bei gruppi di amicizia in palestra. Vorremmo portare sui social la vera realtà di questo mondo, l’aspetto bello dietro uno sport come gli altri. Quanta sicurezza e determinazione può dare a un ragazzo o una ragazza con problemi di vario tipo. Bisognerebbe puntare su questo, non solo sugli aspetti problematici.
Alessandro Steffan: A questo proposito, che cosa vi ha insegnato il bodybuilding? Cosa vi portate dentro da questa esperienza?
Adele Ferri: Tante cose che magari si danno per scontate. Ad esempio, a dare il giusto valore al cibo, a non sprecarlo. Quando sei a dieta capisci cosa vuol dire la fame di cui parlavano i nostri nonni. Impari ad apprezzare una persona che ti dà una mano in palestra per un esercizio, nasce una complicità particolare. Anche sotto gara, quando sei un vero atleta, al di là della rivalità sul palco c’è rispetto per chi fa i tuoi stessi sacrifici e la stessa fatica. Sono cose belle da vivere insieme.
Matteo Tedesco: Il bodybuilding mi ha insegnato a vivere giorno per giorno, a programmare ma stando nel presente. Mi ha dato gli strumenti per affrontare le difficoltà della vita in modo più razionale. Mi ha portato via da strade sbagliate che stavo prendendo da giovane e mi ha fatto capire il valore delle persone. Chi ti sta vicino in modo disinteressato non è così comune. Il percorso per arrivare a una gara ti rende più consapevole e determinato in ogni aspetto. È qualcosa che ti forma come persona al di là dello sport in sé. Ti mette alla prova costantemente, devi sempre dire di no alle tentazioni che la società ti propone ovunque. Magari vieni escluso da alcuni giri perché non condividi certe abitudini. Non è facile ma ti fa crescere tanto.
Alessandro Steffan: Ultima domanda: a quali atleti vi siete ispirati?
Matteo Tedesco: Per me è stato Dexter Jackson. Ha calcato il palco dell’Olympia per 20 anni di fila, vuol dire che ha fatto le cose per bene e con costanza.
Adele Ferri: Io ho iniziato ispirandomi a due atlete IFBB americane, Jeanette e Luiz. Una aveva vinto la pro card all’Olympia, l’altra veniva dall’obesità e con un percorso incredibile è riuscita a realizzare il suo sogno. La sua determinazione è stata un esempio.
Alessandro Steffan: Bene ragazzi, abbiamo toccato davvero tanti aspetti interessanti. Vi ringrazio molto per la vostra disponibilità e per aver condiviso la vostra esperienza. Sono certo che sarà utile sia per gli atleti alle prime armi che per i più esperti. Spero di rivedervi presto. Grazie ancora e buonanotte a tutti!
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Oltre alle esperienze e alle storie condivise dagli atleti, vogliamo fornire ai nostri lettori alcuni consigli pratici che possono fare la differenza nella preparazione e partecipazione alle gare di bodybuilding. Ecco cinque suggerimenti fondamentali per chiunque si stia avvicinando a questo mondo competitivo.
Questi consigli, combinati con la dedizione e la passione, possono aiutare ogni atleta a migliorare la propria preparazione e a raggiungere i propri obiettivi nelle competizioni di bodybuilding. Continuate a seguirci su garebodybuilding.it per altre interviste, consigli e storie di successo nel mondo del bodybuilding.