La mentalità dell’ATLETA di Bodybuilding

GBB TALK LIVE 24

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Gabriele Galli

Intervistatore per garebodybuilding.it:

Matteo Picchi

Ospite di GBB Talk:

Gabriele Galli

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Il testo sopra riportato è un estratto sintetico della puntata pubblicata su Youtube che vi consigliamo di andar a vedere per approfondire ogni aspetto discusso con i nostri ospiti. Potete trovare la live anche in formato audio su Spotify!

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Benvenuti su garebodybuilding.it, il portale dedicato agli appassionati di bodybuilding agonistico. Oggi abbiamo il piacere di presentare un’intervista esclusiva con un atleta di spicco nel panorama del bodybuilding italiano: Gabriele Galli. L’intervista è condotta da Matteo Picchi, un preparatore e atleta con anni di esperienza nel settore. In questa conversazione, esploreremo le sfide, le vittorie e le strategie che hanno caratterizzato il percorso agonistico.

Matteo Picchi: Benvenuto Gabriele, grazie per essere qui con noi oggi. Sei reduce da una serie di gare di alto livello con ottimi risultati. Vorrei iniziare chiedendoti come hai cominciato ad allenarti in palestra e quando hai deciso di gareggiare.

Gabriele Galli: In realtà è più semplice di quanto sembri. Ho praticato sport agonistico per tutta la vita, principalmente nuoto, fin da quando avevo circa 5 anni. Lo sport è sempre stato una parte fondamentale della mia vita. Quando ho scoperto le gare di bodybuilding, mi sono detto che dovevo allenarmi per farle. Mi piace competere, quindi qualsiasi sport avessi praticato avrei voluto gareggiare. Anche se mi fossi messo a collezionare francobolli, avrei voluto diventare il migliore.

Quando ho iniziato a fare palestra per il nuoto, ho notato che mi piaceva e che miglioravo più velocemente di altri ragazzi. Da lì ho capito che un giorno sarei voluto salire sul palco. Non è successo perché andava di moda, in realtà seguivo già il bodybuilding da quando avevo 12-14 anni. Mi piacevano quei fisici, ovviamente i riferimenti erano i Mr. Olympia. Non mi sono mai posto domande, ho solo pensato che mi sarebbe piaciuto farlo anche io. E siccome mi piaceva l’allenamento, mi sono detto di cercare in tutti i modi di arrivarci. Il giorno in cui mi sono sentito pronto, ho deciso che era il momento di gareggiare.

Matteo Picchi: Come hai capito di essere pronto per gareggiare? È una delle domande più comuni: quando si è pronti per salire sul palco?

Gabriele Galli: Chi mi conosce bene sa che sono abbastanza insicuro su tutto in realtà. Non insicuro nel senso che non sono consapevole delle mie capacità e potenzialità, ma non mi sento mai all’altezza della situazione. Mi sono sentito pronto quando lo stimolo dell’allenamento mi ha detto “ci sei”. È un po’ strano, nel senso che mi sono allenato e sono arrivato a un punto della mia prestazione tale per cui era arrivato il momento di fare quel passettino in più. Ora sono tornato indietro dopo le gare, devo arrivare al punto che immagino e a cui voglio arrivare. A quel punto mi sentirò di nuovo pronto. Non so quando succederà, se domani o tra due anni.

Matteo Picchi: Il mondo del bodybuilding è più complicato di quanto possa sembrare. Ci sono diverse categorie e federazioni. In quali categorie hai gareggiato e come hai scelto quella più adatta a te?

Gabriele Galli: In questo caso, il mio coach e i miei compagni sono stati determinanti. Come ho detto prima, non sentendomi all’altezza, mi sottovalutavo. Quando ti vedi in preparazione non sei mai del tutto oggettivo su te stesso. Io sinceramente avrei fatto magari il Classic, l’avrei provato, ma avrei provato anche altre categorie come Men’s Physique o forse Fitness Model. Non ero affatto oggettivo, quindi sono stati determinanti coach, compagni e amici. Alla fine, la scelta è andata sulla categoria giusta. Ho fatto una volta il Bodybuilding Junior, ma poi per concentrarmi esclusivamente sul Classic ho fatto anche Classic Junior e poi solo Classic Open.

Matteo Picchi: Hai vinto le selezioni a Roma. Cosa è successo dopo? C’è stata una bella serie di vittorie. Cosa hai notato delle differenze tra le competizioni in Italia e quelle all’estero?

Gabriele Galli: All’inizio ero molto tranquillo, solitamente quando sono abituato ad andare in gara o a fare degli esami sono molto calmo e non penso a quella cosa finché non sono sul palco o sul banco dell’aula. Le volte successive, siccome non mi aspettavo i risultati che ho ottenuto, ho iniziato ad avere sempre più ansia. Ti dirò, subito dopo le gare del campionato italiano, appena sceso dal palco e subito prima di salire nelle gare successive, ho pianto. Non pensavo di esserne capace, è stata un’emozione incredibile, un rilascio di adrenalina pazzesco.

La gara a Firenze è stata forse non la più competitiva che ho fatto, ma sicuramente la più bella sia per livello medio che per ambientazione. Posso dire che le gare in Italia sono organizzate meglio. All’estero vedi tanta differenza nella preparazione. Ogni gara è completamente diversa dall’altra. In una ricercano più il tiraggio, in un’altra più la linea. Questa è stata forse la difficoltà maggiore. I parametri che ci eravamo immaginati all’inizio non erano stati rispettati, quindi di gara in gara, di settimana in settimana, abbiamo dovuto aggiustare tutte quelle piccole cose. Questo l’ha reso un po’ più difficile, ho dovuto aggiungere più cardio, stare attento ad andare a letto con le gambe alzate, usare il ghiaccio, qualsiasi metodo per essere pronto.

Matteo Picchi: Come sei diventato pro? La Pro Card è un’ambizione di molti atleti. Come si può ambire a conquistarla e cosa succede una volta ottenuta?

Gabriele Galli: Come si vince la Pro Card dipende dalle federazioni. In generale, devi arrivare primo in una gara. Ad esempio, in NBFI dove ho fatto il campionato italiano, la Pro Card in Italia è una e la vince il campione assoluto di categoria. Nel mio caso, Classic, cioè il vincitore tra i vincitori delle categorie. Alternativamente, sempre nel circuito di cui fa parte la NBFI, cioè il INBA, se vinci una categoria all’estero, dipende dalla gara: a volte la danno sia agli junior che agli open, a volte solo all’open o a volte solo al vincitore assoluto.

In ICN, come è successo a me, l’ho vinta vincendo l’open del mondiale. Altre volte ci sono delle gare pro qualifier. Essenzialmente non cambia niente, alla fine puoi diventare pro perché una volta attivata la Pro Card puoi gareggiare nel circuito professionistico. Puoi fare le stesse identiche gare, negli stessi identici posti, ma con una categoria fatta di professionisti come te. Cosa cambia? Il livello medio è più alto, si vincono dei soldi e a volte non si può essere pro in due federazioni diverse. Dipende dalle federazioni.

Matteo Picchi: Credi che l’allenamento e l’approccio alimentare di un Classic debbano differenziarsi in maniera importante rispetto a quelli di un bodybuilder?

Gabriele Galli: Se parliamo di allenamento e prendiamo la categoria bodybuilding e la categoria classic, scartando le altre, direi che nell’allenamento c’è pressoché nessuna differenza. Va bene la linea, va bene tutto, ma i muscoli li devi avere. Mentre ad esempio se vogliamo fare un confronto con il Men’s Physique, lì l’allenamento cambia un po’. Ovviamente le gambe non ti dicono di allenarle, vengono trattate in maniera diversa.

Quello che cambia è la preparazione, questo di sicuro. Ho visto dei miei compagni che fanno bodybuilding e ovviamente la categoria richiede di essere ad un tiraggio maggiore il più delle volte. Di conseguenza, anche la preparazione deve essere gestita in modo diverso, sia dal punto di vista alimentare che dell’allenamento. Sicuramente i volumi che puoi sopportare saranno diversi, gli stressor che puoi sopportare saranno diversi. Soprattutto nel fondo della preparazione.

Matteo Picchi: Quali sono le caratteristiche che un Classic deve avere? Molti ragazzi prendono la categoria Classic come riferimento importante, magari anche per il loro esordio agonistico.

Gabriele Galli: Detto in modo un po’ fattivo, vuoi o non vuoi, la gara di bodybuilding è una gara di genetica. Quando vai a gareggiare, in teoria dovresti leggere il regolamento. Di solito nel regolamento c’è scritto che nel giudizio finale contano 70% la linea, 30% il tiraggio e 0% altre cose. Di conseguenza, uno dovrebbe scegliere la categoria in base a questo.

Ovviamente una persona con una vita larga così e delle spalle così non può andare a fare classic e pensare di vincere o comunque di non sfigurare rispetto ad altre persone, anche se si è fatto il mazzo il triplo o il quadruplo. Di conseguenza, le cose sono due: o riesci a identificarti in una delle categorie e quindi a quel punto il problema si sposta dall’altra parte, ovvero o non hai abbastanza muscoli o non sei in grado di fare le gare, oppure devi accettare i tuoi limiti.

Ovviamente le gare sono dilettantistiche e tutti possono partecipare, anche mia mamma si può iscrivere anche se mangia un grissino e un po’ di prosciutto al giorno. Però ovviamente vedo tanti che vogliono puntare solo al massimo senza godersi il percorso, senza pensare che la cosa principale alla fine è l’allenamento. La gara è la ciliegina sulla torta.

Per quanto mi riguarda, il classic come me lo immagino io è V-shape, presenza sul palco, eleganza.

Matteo Picchi: Hai portato avanti non solo la preparazione agonistica, tra l’altro molto intensa, ma anche il percorso di studi. Raccontaci come sei riuscito a conciliare le due cose.

Gabriele Galli: Quando ho iniziato la prep avevo appena finito ingegneria informatica. Mi sono laureato e poi, più o meno in corrispondenza all’inizio della gara, ho iniziato con la magistrale in cybersecurity. Dal punto di vista della pesantezza della prep sono stato abbastanza fortunato perché, avendo l’obiettivo della gara già da diversi anni, ho finalizzato la preparazione e il bulk a quell’obiettivo, il che mi ha reso più semplici i primi mesi. Infatti non ho praticamente sentito fame fino a una settimana prima della prima gara.

La parte complicata della preparazione è nel momento in cui vuoi dare il massimo sia in allenamento che sul palco, ma hai anche altri impegni oltre alla palestra: il lavoro, la famiglia, qualsiasi cosa sia. Purtroppo o per fortuna, se vuoi fare bene le cose sul palco, tutto il resto della vita, almeno in quel periodo, deve essere finalizzato alla performance. Quindi mangio a determinate ore, la routine è fondamentale. Mi svegliavo a una determinata ora, mi allenavo in certi orari. Iniziavo alle 7 e finivo alle 23:30 per poi prepararmi tutto e mangiare per il giorno dopo.

Questa è la parte più complicata della prep, soprattutto se vuoi fare le cose per bene. In fondo alla preparazione è stata la parte più difficile, perché si raggiungono body fat basse. Io non ero abituato, era la prima volta. L’ultima settimana ne ho patite abbastanza. Mi ricordo all’università dormivo, non salivo le scale, prendevo l’ascensore. Lì per lì ho anche detto al coach che non volevo più fare la gara, lui mi ha costretto. Mancavano tre giorni, quelle giornate sono infinite e speri solo di arrivare al giorno X e basta.

Matteo Picchi: Qual è stata la sfida più importante che hai dovuto affrontare?

Gabriele Galli: Forse è stata questa routine. Sono uno che va un po’ a momenti, nel senso che ci sono dei momenti in cui sono molto concentrato e mi riesce tutto bene, ma sono alternati da momenti in cui faccio tutto un po’ a caso. Purtroppo è così, ci sono dei momenti in cui riesco a studiare veramente bene ma ci sono dei momenti in cui proprio non voglio fare nulla.

Stessa cosa con gli allenamenti, ci sono dei periodi in cui faccio tutto perfettamente, dei periodi in cui cado a picco e devo trovare qualsiasi modo per aggrapparmi e tornare su. Quindi la sfida più grande è stata riuscire a mantenere questa routine perfettamente o quasi perfettamente per… quanto sarà stato? Otto mesi praticamente.

Matteo Picchi: Tra la prima e l’ultima competizione, cos’è cambiato? In meglio o in peggio?

Gabriele Galli: Sicuramente la sicurezza in me stesso. Come ti dicevo prima, la prima gara ci sono andato molto tranquillo perché non sapevo cosa aspettarmi e anzi, ero sicuro di arrivare ultimo o penultimo. Quello che è cambiato è la sicurezza in me. Nel senso che per una volta nella vita, soprattutto sportiva, sono riuscito a dire: “Cazzo, ci sono!”

Cioè questo è il mio momento, sono in grado di salire su quel palco e far vedere che valgo qualcosa. Questo è stato quello che è cambiato più di tutto. Ovviamente l’ultima gara ero proprio fuscato dalla stanchezza, però nei momenti in cui salivo sul palco dicevo: “Questo è il mio momento” e non ero più quello della prima gara che diceva: “Oddio, adesso dove metto i piedi? Dove metto le mani?”

Questo è veramente quello che mi porto dietro anche nei momenti in cui in palestra mi sento un po’ più giù. Nella vita, così, ripenso: “Ce l’ho fatta una volta, posso rifarlo” e quindi questo è quello che mi ha dato sia da prima all’ultima gara ma anche adesso.

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Matteo Picchi: Come gestisci le aspettative? Dopo la prima gara, che è stata tra l’altro in un palazzetto pieno, le aspettative erano sicuramente grandi per le gare successive.

Gabriele Galli: Io odio le aspettative, odio i confronti, odio quando la gente mi paragona, perché mi piace essere molto nel mio mondo. Quindi se mi riesco a motivare è per merito mio, se mi demoralizzo è per demerito mio. Soprattutto fino a relativamente poco tempo fa, qualche mese fa, queste aspettative, come ho detto prima, erano un po’ altalenanti. A volte mi caricavano un botto, a volte erano mazzate sul groppone.

Piano piano sto riuscendo a toglierle dalla testa e a non pensare “oggi faccio bene, oggi faccio bene, oggi faccio bene”. Sto imparando tanti “oggi faccio bene”, alla fine farò qualcosa di buono. Però è una cosa che mi mette più ansia che carica più delle volte, quindi aspettative e confronti per me possono esplodere.

Matteo Picchi: Quanto è stata dura la ripresa dalle competizioni e come hai affrontato il vederti diverso?

Gabriele Galli: Allora, ti dirò, appena sono finite ero strafogato. Del tipo, ora si risale con le calorie tipo da pro, non sgarro mai di un passo, né di un pasto, né di un allenamento. Ero veramente super concentrato. Poi, come spesso capita, c’è una specie di rebound post gara. Ti si sgonfia tutta l’adrenalina e dici: “E mo’ che si fa?” È come ripartire da zero. In alcuni casi non l’ho gestita malissimo, cioè comunque mi vedo tuttora bene. Ovviamente uno dei problemi post gara è che torni a non essere tirato, non ti vedi più bellissimo come in gara. Però in realtà, gestendola con poco stress perché non sono uno che supporta tanto stress, sto andando bene. Mi vedo tuttora bene, ovviamente non tirato, però mi rendo conto che il punto che ci siamo settati dopo la gara è molto più alto rispetto a prima, sia di qualità di fisico ma soprattutto di qualità dell’allenamento.

Una cosa che mi sono portato dietro dalla preparazione, che secondo me è la cosa più importante di tutte perché a me piace allenarmi, è la qualità dell’allenamento. Nei momenti in cui ti va a mancare l’energia per sollevare i carichi, devi puntare su qualsiasi altra cosa che non siano i pesi: esecuzione perfetta, feeling dei muscoli e così via. Ciò che mi ha svoltato il post gara è che mi sono portato dietro questa cosa. Adesso mi sto godendo l’allenamento molto di più, basandomi solo su questa cosa e non più sul “devo gareggiare”. Questo mi toglie molto stress, quindi me la vivo meglio.

Matteo Picchi: Quali sono i tuoi obiettivi futuri? C’è qualcosa in cantiere?

Gabriele Galli: In teoria l’anno prossimo dovrei tornare a gareggiare. Gli obiettivi principali ovviamente sono quelli che mancano, quindi Mondiale Pro, Natural Olympia, andare a Las Vegas, fare un po’ di casino un paio di settimane. Soprattutto con l’idea di fare qualche altra gara di contorno, ma non più come l’anno scorso che sono state 12 salite sul palco in poco più di un mese. In teoria sarebbe l’anno prossimo, però vediamo. C’è da valutare da qui a settembre prossimo, c’è così tanto tempo che non lo so. Come ti ho detto, in questo momento mi sento tanto preso dall’allenamento e, come detto prima, il punto in cui decido di gareggiare è quando arrivo a un determinato punto nell’allenamento che ancora vedo lontano. Quindi vedremo nei prossimi mesi.

Matteo Picchi: Cosa consiglieresti a ragazzi molto giovani che vogliono gareggiare?

Gabriele Galli: Allora, io sono uno che, come ti ho detto prima, va tanto a momenti e allo stesso modo va tanto anche a fissazioni. Quindi a volte mi prende la fissazione per una determinata cosa. Può essere che, dato i social e gli influencer, i ragazzini che hanno già praticato sport o che non l’hanno mai fatto possano avere voglia di dire: “Questa è un’opportunità per avere qualcosa che mi renda qualcuno”. Io sono d’accordissimo con questo, sono d’accordissimo perché lo sport è anche questo. Io adoro lo sport, qualsiasi tipo di sport, e come ti ho detto, se domani iniziassi a fare canottaggio dovrei fare le gare di canottaggio.

Tuttavia, il bodybuilding è un po’ stronzo, perché non è come una gara di atletica dove trovi mille persone tutti insieme e se arrivi ultimo non gliene frega niente a nessuno. Sul palco del bodybuilding sei quasi nudo, e le persone sul palco sono al massimo una decina, a volte anche meno. Purtroppo, siccome gli standard sono sempre più alti, anche il livello minimo a mio parere deve essere sempre più alto.

Quindi voler entrare oggi in palestra perché va di moda e voler gareggiare dopo domani perché “mi devo sentire qualcuno” sono due cose che si scontrano un po’. A mio parere, lo sport come tutto il resto deve avere un tempo. Ci vuole del tempo. Gareggiare è giusto e tutti gareggiano, ma siccome sei lì in mezzo a persone molto più avanti di te con l’esperienza, non puoi passare inosservato.

Ok fare bodybuilding, ok avere dei riferimenti, anche io avevo i miei riferimenti. Però partire con l’idea di gareggiare può essere uno stimolo ma anche qualcosa che tira un po’ indietro. Perché ovviamente per ottenere determinati risultati ci vuole tanto tempo. E siccome ho la voglia di salire sul palco, quel palco lo vedo tanto lontano. Ma i risultati non seguono quella lontananza.

Quindi il mio consiglio è darsi il tempo necessario. I giorni in cui ti sentirai veramente pronto, e non solo perché “ci devo salire”, o “se ci salgo e prendo una medaglia sono qualcuno”, perché a quel punto non vale nemmeno la candela. È come fare quelle sfide di “prendo una medaglia perché faccio 30.000 passi”. Ho capito, la do a mia mamma tra 40 anni, e fa anche lei 30.000 passi. Capito? Quindi il discorso è quello: prendersi il giusto tempo per poi arrivare a un obiettivo che veramente ti gratifica e non solo perché hai la voglia di essere lì.

Matteo Picchi: Gabriele, ti faccio ora tre domande che facciamo a tutti i nostri ospiti. La prima: c’è un atleta che ha ispirato il tuo percorso?

Gabriele Galli: Ti posso dire di nuovo? Cioè, ci sono tanti atleti che reputo forti, che reputo estremamente adatti alla categoria che fanno, oppure estremamente bravi in allenamento, ma se ti devo dire uno in particolare non ce l’ho.

Matteo Picchi: Va benissimo! Seconda domanda: una cosa che hai imparato finora dal bodybuilding, qualcosa che ti ha insegnato?

Gabriele Galli: Lavorare su te stesso. Lavorare su te stesso in tutti i sensi, perché ci sono tanti aspetti di questa frase. Se la vogliamo mettere su termini moderni, vedi tante persone sui social e io in primis mi sento completamente offuscato da chi penso sia migliore di me, quindi io stesso mi dico “lavora su te stesso”. Cioè, io faccio del mio meglio, basta.

Ma lavorare su me stesso anche a livello di sensazioni. Nel senso, percepisco l’allenamento, che come ti ho detto è la parte fondamentale. Per me le gare potrebbero non esistere, a me piace l’allenamento. E ogni allenamento imparo qualcosa su me stesso. Imparo a posizionare i piedi, che sembra una sciocchezza, ma i piedi li uso tutti i giorni. Se io capisco come cammino, c’è qualcosa che mi stimola il cervello che dice: “Ehi, sto imparando qualcosa su di me”. Oppure arrivo al limite su un esercizio e dico: “Eh, forse qui se mi muovevo in maniera diversa riuscivo a fare qualcosa in più o qualcosa in meno”. Cioè questo è quello che mi ha insegnato: a lavorare su me stesso in tutti i frangenti, sia della vita che del corpo.

Matteo Picchi: Ultima domanda: un brano musicale che ti ha dato la carica, che ti ha accompagnato nel backstage, sul palco, in palestra?

Gabriele Galli: Allora, non sono un grande ascoltatore di musica nel senso che non ho una bella cultura musicale, ma anche lì vado a fissazioni. Quindi, più che a fissazioni, a mood. Ci sono dei periodi in cui ascolto la techno e dei periodi in cui ascolto Adele. Però ti posso dire una canzone che mi va bene sempre e mi fa venire un po’ di adrenalina: “Sweet Disposition”. È la prima che mi è venuta in mente e che in ogni caso va sempre bene.

Matteo Picchi: Grazie mille Gabriele per questa fantastica chiacchierata. Sei un ragazzo giovane ma hai già una grande consapevolezza e maturità. Ti auguro il meglio per il tuo futuro, sia nel bodybuilding che nella vita.

Gabriele Galli: Grazie a voi, è stato un piacere. Cerco sempre di prendere il meglio da tutto quello che faccio, che non c’è una cosa che prevale sull’altra. Semplicemente metto tutto insieme e cerco sempre di imparare qualcosa, che sia dallo sport o da qualsiasi altra cosa. Grazie davvero e fa veramente molto piacere che sia passato questo messaggio.

Il testo sopra riportato è un estratto sintetico della puntata pubblicata su Youtube che vi consigliamo di andar a vedere per approfondire ogni aspetto discusso con i nostri ospiti. Potete trovare la live anche in formato audio su Spotify!

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Oltre alle esperienze e alle storie condivise dagli atleti, vogliamo fornire ai nostri lettori alcuni consigli pratici  che possono fare la differenza nella preparazione e partecipazione alle gare di bodybuilding. Ecco cinque suggerimenti fondamentali per chiunque si stia avvicinando a questo mondo competitivo.

  1. Focalizzati sulla qualità dell’allenamento, non solo sui carichi: Durante la preparazione, soprattutto nelle fasi finali quando l’energia scarseggia, concentrati sull’esecuzione perfetta degli esercizi e sul feeling muscolare. Questo approccio non solo ti aiuterà a mantenere e affinare la tua massa muscolare, ma ti permetterà anche di continuare a progredire senza rischiare infortuni dovuti all’eccessivo stress sui carichi.
  2. Adatta la tua routine quotidiana alla preparazione: Organizza la tua giornata in modo da ottimizzare ogni aspetto della preparazione. Questo significa pianificare attentamente i pasti, gli orari di allenamento, il riposo e persino le attività quotidiane come salire le scale. Ogni dettaglio conta, soprattutto nelle ultime settimane prima della gara. Essere metodici e organizzati può fare la differenza tra una buona performance e una eccellente.
  3. Sviluppa una mentalità resiliente: Le preparazioni per le gare di bodybuilding sono caratterizzate da alti e bassi. Impara a gestire i momenti di difficoltà concentrandoti sul tuo obiettivo finale. Ricorda i progressi fatti e usa le sfide come opportunità di crescita. Sviluppa strategie mentali per superare i momenti di stanchezza e demotivazione, come la visualizzazione del successo sul palco o la riflessione sui miglioramenti ottenuti.
  4. Studia le peculiarità delle diverse federazioni e categorie: Ogni federazione e categoria ha le sue specifiche richieste in termini di fisico, posing e presentazione. Fai ricerche approfondite e, se possibile, assisti a gare della federazione in cui intendi competere. Questo ti permetterà di capire meglio cosa i giudici cercano e come puoi ottimizzare la tua preparazione e presentazione per quella specifica competizione.
  5. Gestisci attentamente il rebound post-gara: Dopo la competizione, resisti alla tentazione di abbandonare completamente la dieta e l’allenamento. Pianifica un graduale ritorno a un’alimentazione più libera e a un allenamento meno intenso. Questo approccio ti aiuterà a mantenere gran parte dei progressi fatti durante la preparazione e renderà più facile la preparazione per le gare future. Inoltre, usa questo periodo per riflettere sulla tua esperienza, analizzare i punti di forza e le aree di miglioramento, e pianificare strategicamente il tuo prossimo ciclo di preparazione.

Questi consigli, combinati con la dedizione e la passione, possono aiutare ogni atleta a migliorare la propria preparazione e a raggiungere i propri obiettivi nelle competizioni di bodybuilding. Continuate a seguirci su garebodybuilding.it per altre interviste, consigli e storie di successo nel mondo del bodybuilding.